House profonda, reggae, dub, una accattivante connotazione nostalgica che richiama alla mente i rave e i club degli anni Novanta, fanno sì che “Swells”, nuovo disco del produttore britannico K-Lone, riesca a rievocare, con una indiscutibile originalità, trame ed atmosfere del passato, destrutturandole e assemblandole in base a quello che è il clima attuale.
Non esistono pause, non esistono sconfortanti momenti di indecisione, ma ogni singolo elemento sonoro, sia esso di matrice techno o dubstep, è finalizzato a rendere equilibrati e scorrevoli questi dieci brani, come se Brighton fosse nel bel mezzo di una giungla o magari in un mondo alieno nel quale piccoli esseri con la pelle viola, verde, blu o argentata affollano il dancefloor scambiandosi sguardi d’intesa e comunicando soltanto attraverso le trame ritmate dei sintetizzatori, delle drum machine e delle loro gioiose macchine analogiche, perché in questo mondo armonioso, pacifico e funkeggiante esiste un’unica legge, quella delle linee di basso, e non c’è ombra di discordia, inimicizia, ostilità e guerra.
Intanto “Strings” ci apre le porte di questa dimensione di groove sincopati, conducendoci nel territorio di arpeggi lussureggianti di “Volcane”, consapevoli del fatto che questa musica ricarica le batterie delle nostre povere anime consumate e demotivate, rammentandoci che, per quanto la quotidianità possa apparirci complessa, abbiamo sempre la possibilità di sintonizzarci sulle frequenze basse di questo mondo fantastico che, grazie a “Swells”, è anche dentro ciascuno di noi.
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