La folla urlava e, affinché provasse l’oscura soddisfazione di essere eternamente nel giusto, urlava nel nome di Dio; urlava nel nome della televisione; urlava nel nome della rete globale di informazioni; urlava nel nome di una ritrovata unità e concordia atlantista, la quale, asservita al lussurioso mito del sogno americano, riteneva che il mondo non fosse altro che un grande campo di football nel quale il più forte aveva, sempre, il diritto di prendere a calci in culo il più debole!
Soprattutto se quest’ultimo appariva sporco, trasandato, stronzo, ignorante e fuori moda, nonché del tutto avulso e distante rispetto a quelli che venivano universalmente considerati i canoni estetici amati dal pubblico, dalla folla urlante e quindi da Dio.
Sapete, però, qual è l’ultima novità? Dio ha preso i soldi ed è fuggito all’inferno. Sì, perché l’inferno è il vero ed unico paradiso; è stato sempre così: chiedetelo a Bush, chiedetelo a Putin, chiedetelo agli Alieni, chiedetelo a Pink Anderson, chiedetelo a Floyd Council, chiedetelo alla scimmia che vi gratta continuamente la testa, chiedetelo a questo vecchio, ricco, saccente e cocciuto bassista, che, dopo mezzo secolo, decide di registrare un album che non ne aveva assolutamente alcun bisogno, che andava bene così com’era, incastonato, ormai, in un templio perenne, in un tempo immobile, in una perfetta e mortale staticità, alla temperatura di zero gradi Kelvin, nel silenzio e nella pace della fine di ogni sforzo, ogni impegno, ogni scelta, ogni energia.
Ma se i ricordi di un uomo nella vecchiaia debbono essere le sue imprese di gioventù – “the memories of a man in his old age are the deeds of a man in his prime” – come cantavano, nel ‘72, quattro ragazzi semi-sconosciuti prima di imbarcarsi, pieni di ansie e di domande, per il tour americano – perché, allora, non dare spazio a questo vecchio e sentire cos’ha da dire? Quali sono i suoi ricordi adesso? E quelle domande in cosa si sono trasformate?
Lasciamo, allora, che i testi classici ritornino in vita, lasciamo che la loro energia cinetica ritorni ad aumentare, usciamo dalla perfezione dello Zero Assoluto e guardiamo, di nuovo, le molecole impazzite, le particelle ritornare ad urtare, caoticamente, tra loro, mentre un diverso ed invisibile campo di forze – più orchestrale e meno rockeggiante, altrettanto psichedelico, denso di riflessioni, più politico, più ostinato, più ostico, più ossessivo, più sospirato – tenti di costruire uno spazio nel quale potremmo ancora comunicare e parlarci, contrastando il disordine della folla di Dio, dei presidenti di Dio, delle scimmie di Dio, dell’inferno di Dio, interessati solamente ad imporre l’isteria, il giudizio intransigente di tribunali ottusi, le moderne economie suine sottovuoto e l’antico e rabbioso imperialismo che, oggi, ama travestirsi da buonismo politicamente corretto.
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