venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

The Ballad Of Darren, Blur

Mik Brigante Sanseverino Luglio 21, 2023 Dischi Nessun commento su The Ballad Of Darren, Blur

Quando band, che hanno contraddistinto un’epoca musicale passata, decidono di rimettersi assieme e di pubblicare un disco, è chiaro che alcune domande, sulla natura e sulla bontà del progetto, sorgono spontanee. Abbagliante nostalgia per la propria gioventù musicale? Falsificazione, ben architettata, di sonorità capaci di attrarre i vecchi ed i nuovi fan? Oppure – al di là degli accordi gloriosamente discendenti, delle chitarre sognanti, delle atmosfere appassionate e barrettiane – i Blur hanno, davvero, ancora, qualcosa da dirci?

Le connessioni sono ovunque, eppure il mondo non è mai sembrato così disunito, mentre, intanto, tutto quello che ci dicono, tutto quello che ascoltiamo, tutto quello che ci propongono – a livello politico, sociale, economico, filosofico, culturale, artistico o musicale – appare solamente l’ennesimo deja-vu; un deja-vu, intriso di populismo ed arroganza, che, anche nel nostro piccolo, nella nostra quotidianità, ci spinge ed esorta a giudicare gli altri, a criticarli, a costringerli a rientrare in quei canoni di correttezza che abbiamo globalmente abbracciato, senza, in fondo, farci alcuna domanda. Ma la cosa triste è che sotto, sotto tutto questo ci piace; ci piace costruirci i nostri scanni virtuali di santità e metterci lì a minare l’esistenza dei nostri partner, dei nostri amici, dei nostri familiari, dei nostri colleghi o dei semplici sconosciuti che incontriamo per strada, di inutili paure, di rimorsi esagerati, di frasi cattive, di parole sferzanti.

Questa tristezza esistenziale cade come una nebbia sui dieci brani di “The Ballad Of Darren”, quello che, un tempo, avremmo chiamato brit-pop si tinge di note drammatiche, di archi oscuri, di interferenze sintetiche, di trame introspettive, di una visione cupa e blueseggiante della realtà, ma anche di tutti quei dubbi salvifici che ci spingono a rifugiarci nelle basse frequenze dei club e dei dancefloor.

Le domande echeggiano tutt’intorno a noi, consapevoli che la working class degli anni Novanta si è, oramai, estinta e un orribile e tremendo paese della false meraviglie ne ha preso, totalmente, il posto. “The Ballad” è la porta attraverso la quale entriamo in questa dimensione brutale, mentre il romanticismo di “The Everglades” è il punto nel quale, sconvolti dal cammino compiuto, da ciò che abbiamo provato, dal disgusto e dall’annichilimento, possiamo cambiare marcia e rivendicare, con orgoglio, quello che abbiamo dentro, quello che abbiamo costruito e che vorremmo continuare a costruire, nonostante il tempo inesorabilmente trascorso, nonostante le rughe accumulate, le ferite cicatrizzate, le perdite subite, le delusioni accumulate, le false partenze, gli arrivi tardivi, le spirali e le iperboli di dipendenza e di tossicità dalle quali siamo stati attratti e poi sputati fuori.

I Blur, oggi, nel 2023, ci ricordano che lo spirito è sempre più forte di qualsiasi declino fisico o materiale, che tutte le angosce sono irreali e che è giunto, finalmente, il momento di alzare il sipario sull’atto della verità, quello nel quale le calde e confortanti luci di “The Heights” ci mostreranno come siamo davvero. Starà a noi decidere se chiudere gli occhi, ancora una volta, affidandoci alle parole di tutti i nostri piccoli e grandi carnefici, pusher e carcerieri quotidiani, oppure tenerli aperti ed affrontare la realtà.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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