Gli uomini, da sempre, si affannano e sprecano le loro migliori energie per combattersi, tentando di imporre la propria volontà agli altri, costruendo macchine belliche sempre più potenti e micidiali. Ed è così da sempre, questo è il tema attorno al quale, nel 1927, Fritz Lang concepì il suo film e questo è il medesimo tema che Jeff Mills affronta nella sua ridefinizione elettronica della colonna sonora di quella mitica pellicola.
Il conflitto è stato il nostro compagno di viaggio, non ci ha mai abbandonati, sin dagli arbori di quella che sarebbe divenuta la società umana, le nostre mani sono sempre state sporche del sangue dei nostri stessi simili. Cosa può, dunque, riservarci questo futuro che il produttore americano riempie di ritmiche sintetiche, di rielaborazioni analitiche, di pulsazioni abbaglianti, di trame mistiche, inquietanti, oscure e misteriose, tentando, però, allo stesso tempo, di oltrepassare i limiti tecnologici ed informatici di una mente innaturale, di una intelligenza artificiale, e dare, finalmente, spazio alle frequenze cardiache, ai sentimenti umani, al loro invisibile legame con l’elemento divino che si cela nella fisica, nella chimica, nella matematica e nelle forze che tengono assieme l’intero universo?
Alle domande che echeggiano nelle nostre coscienze, Jeff Mills risponde con la magia dei sintetizzatori, con la dilatazione e il restringimento dello stesso tempo, invadendo, in maniera accattivante e cortese, i nostri sogni, mentre le sue linee di basso, i suoi richiami al mondo reale, i suoi loop melodici e i suoi arpeggi elettronici costruiscono – dentro di noi e poi anche fuori – una nuova, positiva e costruttiva percezione delle cose, delle persone, dei legami e dei rapporti. Intanto, però, un occhio freddo ci scruta dal suo labirinto di impulsi, onde, chip e componenti, bramoso solamente di annichilire l’irrazionale imprevedibilità umana e discretizzare ogni percezione, ogni pensiero e perfino ogni emozione.
Il pericolo che Fritz Lang aveva riconosciuto nel capitalismo tecnologico che, mediante l’estremizzazione dei processi automatici, si proponeva di riportare ogni essere umano ad un preciso modello, ad uno schema di scelte predefinite, ad una sequenza di zeri e di uni, di giusti e di sbagliati, di bianchi e di neri, cancellando, per sempre, quelle infinite sfumature di grigio che, invece, ci rendono unici e creativi, è ancora attuale, anzi nell’album di Jeff Mills mostra il suo lato più ostile, più intransigente, più rabbioso, più discriminatorio. Tutto ciò condurrà il mondo cibernetico alla totale e sprezzante follia, al tentativo estremo di rielaborare l’umanità ad immagine della macchina, confinando idee, intuizioni, fantasie e sensazioni nel limitato spazio di algoritmi, che, per quanto complessi, potenti e intelligenti, non potranno mai essere capaci di riprodurre quelle infinite sfumature di grigio insite nelle nostre anime divine.
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