Una strada tortuosa quella che le linee di chitarra tracciano sul terreno bruciato dal sole. Non esistono tregue, molto probabilmente non ce le meritiamo, almeno finché non riusciremo a distinguere la verità dagli innumerevoli inganni e tranelli nei quali, spesso, ci pare conveniente incappare. Intanto la band spinge sull’acceleratore, lasciando che anche il lato oscuro possa prendere la parola ed affidandosi, con tutto lo spirito, alla triplice divinità prog-metal, psychedelic rock, stoner rock, la quale, dall’alto del suo cielo tempestoso, scruta le loro e le nostre fragili e precarie esistenze.
Le trame di basso e le ritmiche pressanti della batteria vorrebbero raccontare un’altra storia, magari un altro futuro, ma poi sono costrette ad accettare e venire a patti col fuoco che consuma i nostri stessi sentimenti, i nostri sogni, i nostri incubi e tutti i nostri deliranti fantasmi che ci hanno tenuto compagnia. Forse è stato un bene, forse è stato un male, fatto sta che, ogni giorni, ci sembra di dover affrontare le medesime fatiche, gli stessi giudizi, le identiche e superficiali approssimazioni. Siamo imprigionati in una farsa, siamo succubi di miti del passato, crediamo di avere il controllo della situazione, ma, in realtà, non siamo altro che i poveri agnelli che verranno sacrificati a quello stesso sole tossico e narcisista che, con i nostri atteggiamenti e i nostri comportamenti, abbiamo contribuito a rafforzare e rendere perverso.
I suoi raggi procurano dolore, assumono i contorni di inni infernali che i Baroness stringono al petto, facendo sì che la loro brutale violenza si mescoli alle armonie melodiche improvvise, alla duttilità delle parole, alle atmosfere più erranti e rarefatte, alle trame acustiche, alle emotivamente intense trame di “Magnolia”, un brano che pare sospeso tra passato e futuro, incastonato in un antico e leggendario gioiello ledzeppelliniano, che, in maniera assolutamente imprevedibile ed eccentrica, potrebbe trasformarsi nella porta di accesso ad una dimensione alternativa e futuristica abitata da esseri meravigliosamente diabolici, diavoli cacciati via dal padre e che hanno edificato la propria torre di Babele iper-tecnologica, in maniera tale da sfidare quello stesso sole e rendere i suoi raggi le corde con le quali costruire i loro assurdi, fantastici, coloratissimi e mortali strumenti.
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