Le sonorità ambient ed elettroniche di Sacrobosco, con i loro riflessi oscuri, le loro divagazioni psichiche e i loro paesaggi ipnotici e suadenti, spingono i nostri pensieri verso una dimensione estranea, verso un non-luogo nel quale non siamo mai stati prima, ma che, allo stesso tempo, ci appare assolutamente familiare, antico, puro, intimo e generoso di fantasie, di sogni, di idee che, quando siamo immersi nell’estenuante pragmatismo delle nostre vite comuni, ci appaiono assolutamente erronei, enormemente fuori luogo, giustamente inadatti rispetto quella che dovrebbe essere la sana normalità nella quale sentiamo di dover sopravvivere.
Ma è proprio così?
O queste otto appassionate stazioni non fanno altro che rappresentare, in forma musicale, quel percorso di prezioso affrancamento e di vertiginosa liberazione che tutti dovremmo avere il diritto di compiere?
“Heat” descrive un cielo, improvvisamente, libero da interferenze, da droni minacciosi e da entità artificiali il cui unico obiettivo è il controllo, mentre “Peculiar”, rallentando i modi e i tempi delle nostre vite caotiche, ci riporta sulla terra ferma, colorando pian, piano le nostre emozioni di trame new-wave, così che “Ghosting” possa aprire, finalmente, ai nostri veri occhi, quelli del cuore e quelli della mante, il mondo sotteso, il mondo speculare, il mondo veritiero, il mondo nel quale i torti affondano e le ragioni vengono a galla, mostrandoci – in netta contraddizione con quella che è la visione politica e politicizzata dei tempi moderni – che le storie non sono, non possono essere e non potranno mai essere tutte uguali, tutte degne, tutte meritevoli.
E così l’anima più torbida e amara del disco, quella di “Talcoat” ci richiama ai nostri doveri umani e alle nostre relazioni sociali, riportandoci, con un animo ritrovato, all’inizio di questo cammino strumentale, mentre la conclusiva “Sic”, dolce, rinata alla luce e ritmicamente appagante, ci lascia con una promessa, con un dono inatteso e con un impegno, che è quello di ricordare, di uscire dalle caverne dell’oblio e di non lasciarsi dimenticare.
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