giovedì, Novembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

Lou Reed il Re di New York, Will Hermes [libri]

Talvolta nascono creature eccezionali; creature in grado di incarnare la vera poesia, nella sua forma più fragile e più cruda, donandole un corpo e permettendole, di conseguenza, di toccare e poter essere toccata, di stringere, di abbracciare, di spingere, di possedere, di chiedere, di bramare, di prendere, di urlare, di ascoltare, di amare, di essere, a sua volta, ricambiata e, persino, di odiare e di essere, a sua volta, odiata.

Creature irregolari; creature sospese; creature impegnate, molto spesso, in battaglie mentali che sfuggono alla nostra comprensione troppo terrena; creature tra le quali possiamo annoverare, senza alcun dubbio, Lou Reed. Lui non aveva un buon carattere, le storie sui suoi modi bruschi e, a volte, anche offensivi sono diverse, così come lo sono le sue coraggiose e vibranti testimonianze di vita vissuta, le sue lotte contro la depressione e gli abusi e, allo stesso tempo, contro tutti coloro che impersonificavano e davano forza all’America più reazionaria, più ordinaria, più annoiata, più cattiva, più meschina e più bigotta del secondo dopoguerra.

Un’America morbosa alla quale Lou Reed non avrebbe mai potuto appartenere, così come non poteva le apparteneva la città di New York che, allora, in maniera assolutamente naturale, divenne la sua casa eterna, la sua protettiva ed amorevole madre, la sua lasciva e bizzarra amante, la sua spacciatrice preferita, la sua perfida e tossica aguzzina, la sua misericordiosa compagna di vita.

Ed a New York l’assurda coincidenza di due visioni musicali estreme, rivali e brutalmente contrastanti – la sua e quella di John Cale, un amico, un nemico – portò a quella band unica che furono i Velvet Underground, un’esplosione di frustante e rumoroso rock cosmico ed onirico sulla quale Andy Warhol e la glaciale musa Nico avrebbero lasciato la traccia del loro passaggio umano ed artistico, delle loro struggenti passioni e delle loro insostenibili ossessioni.

Quando vennero pubblicati i primi singoli, “All Tomorrow’s Parties” e “I’ll Be Your Mirror”, solo un mese prima del beatlesiano “Revolver”, quasi nessuno capì ciò che stava ascoltando e, soprattutto, ciò che stava accadendo oltre la musica – a livello estetico, mediatico e sociale – attorno a quelle che, secondo il classico immaginario degli anni Sessanta, dovevano essere, semplicemente, delle canzoni rock’n’roll. Quel disco, com’è noto, fu, all’epoca, un fiasco commerciale, lo acquistarono poche persone, ma la leggenda vuole che tutti coloro che lo acquistassero fondassero poi la propria band. Qualche anno dopo un musicista britannico, all’epoca non ancora famoso, un certo David Bowie, ammise che, effettivamente, in quel disco erano concentrate una forza, un’energia, una bellezza, una impudenza inconcepibili, qualcosa di ultraterreno, dunque, qualcosa di umanamente insostenibile. 

Ben presto, però, la band si sciolse e Lou intraprese la sua brillante carriera solista, incrociando, continuamente, il suo brutale eclettismo con una visione, romanticamente fragile, dell’esistenza e rendendo, allo stesso tempo, sempre più complicato distinguere il ragazzo, l’uomo, il vecchio, il poeta e il ribelle, ciò che è reale e ciò che, invece, è soltanto una misteriosa, oscura, drammatica, ironica e surreale interpretazione. “Transformer”, con la sua accattivante apertura, i suoi bassi profondi, le sue taglienti chitarre, i suoi vividi versi, ci insegna proprio questo: non lasciamoci arginare, non lasciamoci definire, non lasciamoci contenere, non permettiamo mai a nessuno, chiunque sia, di invadere il nostro lato più intimo, ma lasciamo esattamente com’è e cioè puro, oscuro e soprattutto selvaggio.

Grazie Lou. 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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