Le storie che racconta Max Collini sono, in fondo, storie di persone comuni; storie di persone che, molto probabilmente, avrebbero, semplicemente, voluto vivere la quotidianità delle proprie vite, esattamente come facciamo noi adesso, ma che, invece, sono state costrette a fare i conti, a relazionarsi ed affrontare la ferocia, la brutalità, la violenza e l’arroganza del regime fascista.
Vicende, fatti ed eventi che, spesso, appartengono al passato, ma è anche grazie a queste narrazioni lontane, a queste testimonianze umane, apparentemente secondarie rispetto alla grande Storia, che, oggi, noi possiamo vivere, in maniera agiata e pacifica, quelle vite che altri non hanno potuto vivere, accontentandosi della fame e della paura e sacrificando il proprio tempo, affinché noi, dei perfetti sconosciuti, potessimo ascoltare la musica che ci piace, potessimo leggere qualsiasi libro ci interessa, potessimo viaggiare e conoscere il mondo, potessimo votare il partito che più ci aggrada e potessimo esprimere, liberamente, quelli che sono i nostri pensieri, le nostre idee, i nostri sentimenti.
Da ciò, dunque, deriva il dovere morale di non dimenticare mai le storie narrate da Max e di ribadirle, con forza, ogni giorno, rammentando i nomi di quelle persone comuni, le loro parole, le loro scelte, il loro grande eroismo senza retorica.
E non pensate, come, spesso, vogliono farci credere che il fascismo sia finito quando è nata Repubblica, perché esso, in realtà, ha solo iniziato a strisciare, a muoversi tra le ombre, a diffondersi tra le tante, troppe eminenze grigie e i poteri oscuri che hanno caratterizzato la storia recente di questa nazione. Alcuni nomi? Bene, li fa Max Collini e li ha fatti anche ieri sera, nella bella cornice di Piazza Roma, a Benevento, nel corso della Festa dell’Unità del PD locale: il Golpe Borghese, Gladio, Piazza Fontana, la strage di Bologna, i Nar, Ordine Nuovo, Piazza della Loggia, la strategia della tensione, la P2, una galassia di movimenti e di formazioni neo-fasciste, per arrivare all’aggressione alla CGIL di Roma.
Non basta, dunque, una Repubblica, non è sufficiente avere una ottima Costituzione, ma è necessario applicarla, soprattutto in un paese che, sempre più spesso, spinto dalla faziosità dei media, tende a ragionare con la pancia e a trascurare quei diritti, quelle libertà, quei concetti di equità sociale, economica, sanitaria, lavorativa, scolastica, religiosa, sentimentale, affettiva e familiare che, invece, andrebbero sempre difesi, sempre salvaguardati, sempre tutelati, perché essi non appartengono solamente ad una parte o a chi conosce la legge, ma sono il patrimonio collettivo della nostra società e del nostro paese, il paese di Paolo Davoli, il paese di Andrea Bellini, il paese che ricorda e non dimentica, il paese che disconosce ogni forma di sensibile e violenta ambiguità, il paese di Ida e Augusta – le due tedesche di Gombio – il paese di Max Collini, il paese di noi tutti.
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