Metallo infernale, atmosfere epiche, una miscela corrosiva di doom, stoner-rock e spiritate reminiscenze blues; tutto ciò rende “Songs For Satan” un album imprescindibile, almeno per tutti coloro che amano i suoni potenti, gli assalti chitarristici e le ritmiche aggressive, senza tralasciare, però, una certa dose di suadente melodia vocale che consente al disco, nel suo complesso, di uscire da un contesto che, altrimenti, sarebbe eccessivamente statico e monodimensionale.
I Dopelord, invece, vengono fuori dalle fauci infuocate di Mefistotele, che, in realtà, è molto più umano e terreno di quanto potessimo mai pensare. Le loro canzoni plasmano immagini, visioni e scenari illusori, dietro i quali si cela la nostra quotidianità, con tutte le sue ossessioni, le sue aberrazioni, le sue follie e le sue inutili e gratuite dosi di violenza.
Fantasmi di epoche remote ed epoche ancora a venire che acquisiscono sempre più forza e che restano impressi nelle nostre coscienze lacerate, andando ad influenzare quello che sarà il nostro modo di agire, quelli che saranno i nostri pensieri o le stesse percezioni che riceviamo dal mondo esterno. L’ora è giunta, il caos irrompe, trepidante, nelle nostre minuscole vite, l’amore è una sciocca ed infame illusione, il gioco preferito ed allucinato delle streghe e dei maghi, mentre, a noi, comuni mortali, non restano che le lacrime o le alchimie distorte di questi sette brani. Essi si trasformano, infatti, nel portale verso un reame minaccioso e fantastico, pericoloso e sublime, unico e molteplice, nel quale potremmo soffermarci a discutere con il giovane Werther, intanto che, assieme, ci incamminiamo verso l’arena, laddove l’architetto spaziale, in preda ad un delirio perenne, annienterà ogni sua creazione, per poi iniziare, nuovamente, ad immaginare, a costruire mondi, a plasmare nuove Terre.
La verità è ancora una volta accecata, uomini piccoli e cattivi si ergono sulle masse, intonano preghiere di abominio e di prevaricazione, “Worms” si insinua, come un verme velenoso nelle nostre anime, le intossica, le corrompe, le brutalizza, fa sì che tutto diventi estraniante, rosso, sanguinante, finché, nel momento estremo del congedo, un ultimo satanico blues, intriso di rumori notturni, ci rammenterà che stavamo, semplicemente, sognando.
Comments are closed.