The Murder Capital fanno rumore, la loro rabbia apre le porte del nostro mondo interiore, anzi le spalanca, lasciando che tutte le emozioni che ci teniamo dentro, almeno per una notte, siano, finalmente, libere di scorrazzare, di divertirsi, di intrecciarsi, di mostrarsi per quello che sono, senza il timore di essere mal interpretate, di essere derise o di essere giudicate in modo sprezzante e negativo.
Lo spettacolo della band irlandese è corposo, è vivace, è potente e, soprattutto, riesce a trasmettere un’urgenza che non è quella tossica, virale e corrosiva dei nostri impegni e dei nostri obblighi quotidiani, bensì quella di persone che desiderano solamente recuperare il tempo perso, che vogliono essere sé stesse e immaginare, liberamente, il proprio futuro.
Ma siamo davvero sicuri che ci sia ancora un futuro?
Lo show romano è stato sensazionale; il locale, Largo Venue, è diventato la casa ideale, la casa amata, la casa vissuta, la casa che ciascuno di noi aveva, chissà perché, smarrito, ma anche il punto focale delle nostre inutili disperazioni mondane, delle tante contraddizioni che adombrano le nostre fragili coscienze e di tutti gli amari compromessi che siamo costretti ad accettare, per poter, in un modo o nell’altro, tirare aventi. Ma a questa pochezza The Murder Capital oppongono un muro sonico di creatività, di energia punkeggiante, di rivalsa contro tutti i piccoli e grandi despoti ed odiatori seriali che rovinano le nostre esistenze.
Certo, un concerto è solamente un momento, una fuga musicale in avanti, un sogno, impetuoso ed irriverente, a base di gothic-rock, di post-punk, di ritmiche appassionanti e di rumore che brucia dentro. Questo, in fondo, è il rock vero e selvaggio, quello di cui, spesso, i media nazional-popolari blaterano e vaneggiano, tentando di far passare, per eroi, i loro stupidi ed inutili fantocci da salotto. Ma non esistono eroi, esiste solamente questo fuoco salvifico, questo fuoco che illumina le notti e che passa, da un’anima all’altra, facendo sì che esse possano sentirsi meno sole, possano condividere il proprio dolore, i propri errori, i propri torti o i propri sensi di colpa, nella cruda consapevolezza che il Male esiste e che la sofferenza non può essere cancellata, ma, nonostante tutto, quelli a cui abbiamo voluto bene, quelli che abbiamo amato, tutti i compagni di viaggio che abbiamo lasciato o perduto, sono qui, sono ora, sono adesso.
Comments are closed.