Un triennio terribile, quello 2020 – 2022, e poi d’incanto un anno intero di concerti, arte e musica, un anno di apparente ritorno alla normalità, il 2023, nell’illusione che noi fossimo cambiati, che fossimo migliorati, come se non fossimo stati sempre noi – con i nostri comportamenti e le nostre irrinunciabili comodità – a rendere questo pianeta un luogo sempre più tossico, più malato, più pericoloso, più conflittuale.
Ma il buio non è finito, la peggiore politica si è, semplicemente, riciclata, si è trasformata, si è adeguata, si è adattata agli istinti più populisti e divisivi, ma è, sempre e comunque, al proprio posto, stretta alle sue lussuose poltrone, chiusa nelle oscure stanze del potere, a decidere la fortuna e la sfortuna delle persone, dei popoli, delle nazioni.
Tante cose sembrano essere cambiate, ma, in realtà, non è cambiato nulla. Siamo gli stessi malati terminali, abusiamo delle medesime droghe mediatiche, veneriamo gli stessi idoli di bellezza, di potere, di ricchezza e di successo e siamo totalmente insensibili al dolore, al tempo, alla sofferenza, alla fragilità, alla solitudine e alla debolezza altrui.
Insomma, un restilyng riuscito male, anzi malissimo, siamo peggio dei Rolling Stones che ci propinano le immagini dorate del loro passato, mentre un’auto corre veloce lungo le curve di una bellissima modella. Un livello culturale assolutamente superficiale che non può che dare forma e sostanza ad una società imperniata sul materialismo, sull’egoismo, sull’egocentrismo, sull’arroganza e sul più becero maschilismo.
E l’anno, intanto, finisce, finisce con Gaza assediata, con un enorme ed insopportabile numero di civili palestinesi ammazzati, con i terroristi asserragliati nelle loro gallerie e nei loro bunker, con gli ostaggi ancora lontani dall’abbraccio dei loro affetti più cari, con i potenti che non vogliono parlarsi, che non accettano altro accordo, altro compromesso, altra strategia, se non quella dettata dagli eserciti, dalle armi, dalle bombe, dai missili e dai droni che colpiscono, silenziosamente, infallibili aguzzini, i loro bersagli, senza preoccuparsi di chi, magari, il caso ha voluto fosse nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
E noi, poveri sciocchi, pensiamo che tutto giri attorno a noi, al nostro piacere fisico, alle nostre feste del cazzo, alle nostre insignificanti classifiche pompate a furia di bot, mentre, invece, la vera festa è quella che ci fanno i nostri stessi governi, con le loro politiche del lavoro, della scuola, della sanità, della casa, della cultura, della famiglia; politiche che ci riportano in una precaria condizione di oscurantismo e di terrore, amplificando, sempre più, il divario tra i pochi ricchi e una massa, sempre più grande, incattivita, divisa e narcotizzata, di poveri, di perdenti, di sfruttati, di umiliati, di gente che può essere sacrificata, tradita, imbrogliata, ammazzata.
Guardiamo tutti dallo stesso lato, da decenni, un’opinione pubblica che è sempre meno pubblica e sempre più annoiata dalla verità dei fatti e degli eventi, ammassata nelle sfavillanti e tecnologiche sale di ballo del nuovo millennio, tra dance-floor di merda, classifiche di merda, mercatini natalizi di merda ed una malinconia di merda, da cui viene solo la voglia di fuggire altrove, magari dall’altro lato, verso Est, verso Pankow, verso gli Appennini, verso la stabilità, verso il sogno… ma, purtroppo, anche lì, oggi, non c’è più nulla, solamente l’odio, le macerie, la distruzione, i cadaveri, le menzogne, i peggiori fantasmi del Novecento, la guerra.
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