Atmosfere vintage che richiamano gli anni Cinquanta e Sessanta, un fuoco che divampa, alimentandosi delle nostre struggenti passioni e di tutti i nostri piacevoli, salvifici e vitali sensi di colpa. Un puro e blueseggiante richiamo al peccato originale, al giardino fatato nel quale gli esseri umani smarrirono, per sempre, la loro innocenza e la loro verginità, preferendo un’esistenza – nei secoli dei secoli – dominata dall’accumulo, dal possesso, dal controllo, dalla manipolazione e dalla sopraffazione.
Quell’Eden è, oramai, irraggiungibile – molto probabilmente è sempre stato solamente un’invenzione, un racconto fantastico, la visione acida d’un fumatore d’hashish, un paradiso psicotropico barrettiano, la rapida ed intensa combustione di un’anima hendrixiana – che, oggi, i nuovi media, nel nome delle loro politiche univoche e di parte, vogliono farci credere che sia qui, a portata di mano, come se ogni ingiustizia, ogni ferita, ogni torto o ogni sopruso potessero essere guariti da una targa in memoria, da un sermone a reti unificate, da un inutile mucchio di parole di circostanza e di luoghi comuni, da panchine colorate, scarpe rosse o palloncini in volo. E poi, nuovamente, ognuno ritornerà a barricarsi nei propri comodi salotti, avvinghiato ai propri schermi luminosi, narcotizzato dai propri acquisti online, insensibile a tutto ciò che significa soffrire, perdere, abbattersi, ammalarsi o morire.
I nostri, in fondo, sono solamente sciocchi abusi verbali: l’amore, l’uguaglianza, l’inclusione o il rispetto, dei quali andiamo blaterando, sono solo scatole vuote, scatole nelle quali nascondiamo tutta la nostra follia, la nostra arroganza, la nostra superbia e la nostra brutale violenza, le quali esplodono, rabbiose, ogni qual volta ci dicono di no, ci dicono basta, ci dicono di fermarci, di ascoltare o di fare un passo indietro. Questi Devils, più maturi, più consapevoli e, in certo senso, più addolorati, musicalmente in accattivante bilico tra un blues elettrico e malinconico e un furente garage-rock, ci ridestano dal torpore, ci sbattono in faccia quello che sarà un domani stretto tra angoscia ed illusioni artificiali, un domani nel quale saremo impauriti da qualsiasi orizzonte non venga adeguatamente controllato e monitorato dalle telecamere dei nostri droni, armati a puntino, nel nome di Dio, della pace, della giustizia o della democrazia…
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