“Realtà Aumentata” è un lavoro che rientrerà, in modo naturale, tra i vangeli canonici della band torinese. Non ci sono dubbi al riguardo, perché i Subsonica rispondono alla frammentazione moderna, alle deleterie spinte egocentriche dei tempi contemporanei, alla tossica e voluminosa stupidità della classe politica, ai profondi ed ipocondriaci crateri dai quali ci mise in guardia, più volte, il sommo Battiato, con un disco di ritmiche, sonorità, parole ed emotività assolutamente intime, amorevoli e familiari. E’ così, forse, che potremo guarire; è così che, forse, salveremo le nostre preziose e diverse umanità da quello che, oggi, appare come un repentino e vorticoso collasso verso la dimensione piatta di un unico pensiero, di un unico dogma, di un unico modello materialista d’esistenza basato sul consumo e sulla paura, sui pregiudizi e sul controllo.
Questo, però, non è affatto un album che vive unicamente del riflesso di un audace e glorioso passato; le tematiche affrontate sono attuali, le preoccupazioni cantate sono le nostre preoccupazioni, così come nostre sono la rabbia, l’assenza di risposte, le bugie con cui continuano a narcotizzarci, convinti che, alla fine, i loro cani da guardia riusciranno, ancora una volta, a farla franca, lasciando che una visione, sempre più distorta, ostile e claustrofobica dei fatti e degli eventi, gli permetta di dare la colpa a qualcun altro, a qualcuno che, in fondo, voleva solo trovare quella pace, quella speranza, quel lavoro, quel futuro, quella casa che questo sistema globalizzato gli ha sempre negato. Perché, affinché qualcuno possa continuare ad accumulare ed arricchirsi, è necessario ed indispensabile costruire un universo brulicante di disperazione, di precarietà, di miseria e di morte: un universo di corpi allo sbando, di corpi in balia delle onde, di corpi senza più alcun nome, di corpi incatenati, di corpi sfruttati, di corpi abusati, di corpi feriti, di corpi straziati dai missili, dai proiettili, dai droni e dalle bombe.
Tutto ciò carica l’elettronica nostalgica dei Subsonica, le trame accattivanti e sincopate dei loro brani, di un alone inquietante e distropico, mentre ogni canzone si trasforma in una improvvisa rivelazione. E’ come se, finalmente, potessimo liberarci del vetro sporco ed opaco che ci impediva di vedere la realtà, è come se avessimo trovato il compagno di viaggio che avevamo perduto e dal quale ci eravamo, frettolosamente e stupidamente, allontanati. Un compagno che, invece, era, da sempre, accanto a noi, tra le pieghe pop-rock di questi sintetizzatori, nei nostri ricordi più belli, non importa se fosse il ’96, il 2006 o il 2026 perché il tempo è, semplicemente, la bolla sulla quale danzano le nostre passioni, le nostre fantasie, tutto il bene e tutto il bello che siamo riusciti e riusciremo, un’altra volta ancora, a realizzare.
Comments are closed.