sabato, Dicembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

A Living Commodity, Egyptian Blue

Mik Brigante Sanseverino Gennaio 22, 2024 Dischi Nessun commento su A Living Commodity, Egyptian Blue

Che suono avrà la fine? Un suono sghembo, riottoso, difficile, disarmonico, inquieto, veemente, un suono con una linea ritmica nervosa, un suono accompagnato da parole crude, ostiche ed incalzanti. Un suono che sembra essere uscito dal ventre d’acciaio e di cemento delle nostre diaboliche periferie urbane, un suono concepito per non fare sconti, per non accettare alcun compromesso, né per porgere l’altra guancia o fare inutili promesse. Un suono echeggiante della rabbia di tutti coloro che, per troppo tempo, sono stati obbligati ad accettare le macchinazioni perverse di un sistema politico, mediatico, sociale ed economico che, sistematicamente, impoveriva la maggioranza delle persone, per consentire ad una ristretta minoranza di godere di tutte le ricchezze, il benessere ed i privilegi.

Nel nome di un’esistenza virtuale, di ricatti che si chiamavano casa, lavoro, famiglia, figli, pace o futuro, hanno smantellato lo stato sociale, hanno umiliato la storia, hanno trasformato scuole, università ed ospedali in una faccenda esclusivamente privata, cancellando quella che un tempo era chiamata working-class e sostituendola con una miriade di poveri, di precari, di marginali, di fragili, di persone che sono, costantemente, in lotta le une contro le altre, convinte che chi sta peggio, che chi proviene dall’altro lato del mare, della nazione, del quartiere o della strada, sia quello che vuole rubarci il lavoro, la sicurezza, le tradizioni, l’amore, il domani.

Se non è questa l’apocalissi, come pensate possa essere fatta l’apocalissi? No, non ci saranno né diavoli, né zombi, né altre creature abominevoli e cattive, bastiamo noi, semplicemente noi. Noi possiamo fare e stiamo facendo molto peggio di qualsiasi mostro, noi che inganniamo, noi che sfruttiamo, noi che ci voltiamo dall’altro lato, noi che vomitiamo solamente odio, noi che abusiamo della nostra posizione privilegiata, noi che prendiamo senza chiedere, noi che ci armiamo di tutto punto, noi che ammazziamo. I panorami sonori a cui gli Egyptian Blue danno vita, si sposano alla perfezione con questo mondo alla deriva, con i corpi che cadano senza sosta, uno dopo l’altro, dall’Ucraina alla Palestina, dall’Africa al Mediterraneo, dal Messico al Texas, mentre noi fingiamo grande dispiacere e, allo stesso tempo, costruiamo ghetti, prigioni, centri di finta accoglienza, muri, fossati, barriere, qualsiasi cosa, pur di tenere la loro dannata disperazione lontano dalle nostre tavole imbandite.    

Tutto ciò rende gli undici brani di questo album d’esordio coesi, intensi, in netta e decisa contrapposizione emotiva, sonora ed esistenziale rispetto il losco moralismo che regna sovrano nelle nostre vite, che agita le nostre bandiere, che illumina le nostre feste e le nostre celebrazioni, perché, forse, solo se qualcuno ci rammenta quanto siano cattivi i nostri pensieri, quanto siano malati i nostri sogni, quanto siano false le nostre preghiere o quanto sia opprimente indossare la nostra pelle, potremmo iniziare, finalmente, a smettere di recitare, ritornando ad essere gli uomini e le donne che, come è già accaduto talvolta in passato, possono sfidare i soprusi, il razzismo, l’odio gratuito e le discriminazioni, creando le salvifiche discontinuità che sposteranno anche il nostro futuro, oltre che la band verso una visione più drammatica, dolorosa e bruciante, ma anche più veritiera, più elettrica e più punkeggiante della realtà,  

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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