Nessuno di noi può essere estraneo alla sofferenza. E per quanto tentiamo di agitare i pugni al cielo, vi saranno sempre domande alle quali non saremo in grado di rispondere. Nessuno lo è, ma ci sono parole, suoni, persone, sentimenti, momenti e canzoni che possono esserci di conforto. Questi cinque brani non ci renderanno immuni, ma potranno aiutarci a compiere un passo in avanti, ad elaborare gli eventi peggiori, a ritrovare, attraverso le loro melodie riflessive e le loro atmosfere diluite, quell’umanità che ci accomuna, al di là delle distanze, degli idiomi, delle tradizioni, delle religioni, dei differenti modelli sociali o economici che, a volte per scelta, altre volte per imposizione, adottiamo.
Quello di Solo Ariel è un folk moderno, un folk in evoluzione, che sta uscendo, finalmente, dall’ambiente domestico nel quale è stato concepito, dalle pareti familiari di una minuscola stanza, dalle esperienze personali che lo hanno generato, per aprirsi al resto del mondo, tentando di trovare un punto comune, che non sia troppo freddo, che non sia troppo ostile, che non sia troppo divisivo, nel quale potersi confrontare, accettare e guardarsi dentro. E’ un modo, in fondo, per far fronte comune dinanzi a quelle che sono le medesime delusioni, le stesse partenze improvvise, gli stessi dolorosi addii e, soprattutto, le identiche speranze di realizzazione e di appagamento che contraddistinguono le nostre vite, ben oltre quelli che sono solamente meri traguardi materiali che nulla hanno a che vedere con la felicità, quella vera, quella che ci libera dalle oppressioni fisiche del tempo e dello spazio.
“Leftlovers” è, ovviamente, intriso di spirito giovanile, della voglia di non darsi per vinta, perché il percorso è appena iniziato, e sarebbe davvero un guaio se lo spirito non fosse questo. Per Ariel Puntiroli e per chiunque di noi, a qualsiasi latitudine o generazione egli senta di appartenere, perché, in fondo, ogni giorno è sempre l’inizio di qualcosa.
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