Non esistono culture, parole, narrazioni, idee, credenze, idiomi o tradizioni che non possano dialogare tra loro. Non esistono, di conseguenza, divisioni o differenze o diversità tali da spingere le persone a vivere, quotidianamente, nel terrore o nella reciproca diffidenza, nella paura o nell’incomprensione, ma è, semplicemente, una questione di sensibilità.
Sensibilità verso l’altro, il quale potrebbe vivere a pochi metri da noi oppure trovarsi al di là del mare; sensibilità che ci sprona a cercare un cammino comune, soprattutto quando elementi esterni ci spingono a vivere aridamente, nascosti l’uno all’altro ed interessati solamente a metter da parte cose ed oggetti che, probabilmente, non ci renderanno più felici, né più sereni, né più completi.
I Black Tail, nonostante le atmosfere sognanti e melodicamente accattivanti, intrise di sfumature indie-folk e di riverberi cinematici, decidono, in questo nuovo album, di camminare su quella linea, invisibile e pericolosa, che, se oltrepassata, ci rende automi insensibili; una linea su cui nubi ostili e bellicose, di piccoli e di grandi conflitti, proiettano la loro ombra malvagia, andando ad influenzare anche gli otto brani del disco, trasformandoli nella pulsante rivendicazione musicale della nostra inquietudine, ma anche nel tentativo di trovare qualcosa, come la musica, come un concerto, come una passione, come un sogno, come un progetto di vita, che ci spinga a stare assieme, a conoscerci meglio, a non farci del male e a diventare più forti. Ed una volta che lo saremo davvero e non solo a parole, sposando chissà quale stramba teoria politicamente corretta, allora saremo in grado di contrastare qualsiasi tipo di buio tenti di risucchiare le nostre esistenze, proprio come fa la minuscola, ma tenace fiammella della candela intonata in “Candle”.
Una luce, una luce ostinata, una ballata che ha il sapore di un epico, vibrante, inebriante e folkeggiante passato, dei suoi poeti e dei suoi sfortunati eroi, ma che fissa, senza più alcun timore, il prossimo futuro e questo mondo costruito sull’idea di pensare solamente a sé stessi, un’idea che, come ci insegna anche la storia, non potrà portare mai a nulla di buono.
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