sabato, Dicembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

Spoken Unsaid, Herself

Mik Brigante Sanseverino Marzo 2, 2024 Dischi Nessun commento su Spoken Unsaid, Herself

Parliamo troppo, e, spesso, lo facciamo senza dire assolutamente nulla, solo per rubare altro tempo, per confondere le idee, per mera convenienza o per scaltro opportunismo. Nel frattempo, le verità – soprattutto quelle più difficili da accettare – le tacciamo, le celiamo, le reprimiamo, fingiamo di non vederle, lasciando che il mondo che ci circonda diventi un luogo sempre più inquietante, sempre più fasullo, sempre più arido.

E nella terra di nessuno, tra ciò che viene urlato in maniera dissennata e ciò che viene, ingiustamente, occultato, Gioele Valenti, nelle vesti della vibrante e lisergica creatura sonica Herself, decide di farci un disco; un disco che, di conseguenza, risucchia in sé tutto il male, tossico ed urticante, che invade la dimensione oscura, tormentata e contraddittoria delle nostre fragili coscienze, tentando, però, allo stesso tempo, anche attraverso un percorso consistente bagnato dal dolore, dall’abbandono e dal terrore, di estirpare quelle che sono le emozioni più negative e di sputarle, finalmente, fuori.

Sputarle anche tramite queste otto canzoni di veemente, abrasiva, spietata, cruda e psichedelica realtà. Una realtà che, in fondo, abbiamo sempre omesso e che, quindi, ci è del tutto sconosciuta, avendo preferito concentrarci solamente sui ritmi frenetici e cacofonici della nostra quotidianità materialista. Giorni interni che si sgretolavano, uno dopo l’altro, in un enorme e malinconico spazio vuoto, nel quale, “Spoken Unsaid” lascia cadere i semi di un pop disilluso ed angoscioso, ma anche inebriante e focoso. Un idioma musicale le cui parole sono le trame pungenti e stimolanti della chitarra; sono i richiami ad un passato poetico, eroico, puro e folkeggiante, ma anche pericolosamente ingenuo ed ingannevole; sono le sfumature riflessive e compassionevoli dell’organo, le linee melodiche del piano, le parti strumentali, le metafore blueseggianti che spingono il nostro sguardo oltre l’oceano.

Ed intanto un groove ammaliante, rarefatto ed istintivo, ci rende più consapevoli e meno timorosi nel fare quelle domande che abbiamo sempre ritenuto essere o troppo scomode o troppo sconvenienti. Ma sono proprio queste domande, che riverberano in tutto quello che abbiamo perduto, in tutto quello ci siamo lasciati alle spalle, nelle atmosfere acide e nelle divagazioni di matrice rock sperimentale, che ci spingono ad alzare la testa, ad aprire gli occhi, a comprendere quanto siamo piccoli ed insignificanti rispetto alla grandezza del cosmo, delle stelle, dei pianeti, della galassie e del tempo di cui, ostinatamente e colpevolmente, non vogliamo accorgerci, convinti di poter vivere in un perenne e dorato presente, un presente senza alcun passato, un presente che non produce alcun futuro.   

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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