Qual è la nostra cruda realtà? Dopo la pandemia, i vari capitalismi nazionali hanno gettato la maschera e si sono, definitivamente, uniti, così da essere più incisivi e meglio coordinati nell’imposizione di quella che è la loro visione univoca ed unidirezionale del mondo, della società, del lavoro, dell’istruzione, della politica e di qualsiasi forma di rapporto affettivo, amicale o familiare.
Non c’è spazio più per la fantasie, per le rivolte, per qualsiasi forma di utopia, è un suono monotono quello che ci avvolge e che sovrasta la domanda con la quale la band inglese intitola il suo nuovo album. Una domanda che risuona, in maniera cupa e dolente, nelle nostre coscienze, mentre un fiume di parole, di concetti, di ricordi e di speranze vanno a sbattere, l’una dopo l’altra, contro quello che è un muro di indifferenza. Un muro che, quotidianamente, viene adornato con i finti e sgargianti colori di una pseudo-cultura pop artificiale che finge di essere inclusiva, democratica o eco-sostenibile, ma che, in realtà, aspira solamente a rafforzare e consolidare il proprio potere, la propria capacità di manipolazione e di controllo. Le persone comuni, ormai, sono troppo vulnerabili, estremamente fragili, e vengono spazzate via da un fiume in piena di dati artificiosi, di rielaborazioni faziose della verità, di sospetti e di paure virtuali.
Intanto lo spoken word degli Yard Act abbraccia la voce della cultura afro-beat, sposta il proprio baricentro punkeggiante verso trame più funkeggianti, alla ricerca di una melodia perduta, di una rima preziosa, di un laica preghiera hip-hop che ci renda meno soli, meno divisi, meno divisivi e, soprattutto, capaci di riconoscere quelli che sono solamente cliché pessimistici che ci rovinano la vita, si prendono il nostro prezioso tempo, contaminando, nel frattempo, i nostri cuori e le nostre menti. Perché la salvezza è sempre stata nei nostri sentimenti e nelle nostre idee, i veri pilastri del progresso umano, di un futuro che possiamo e dobbiamo rivendicare come la nostra alternativa, il nostro traguardo, la nostra utopia.
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