martedì, Dicembre 3, 2024
Il Parco Paranoico

Yard Act @ Locomotiv Club, Bologna 13/4/24

Ci sono luoghi nei quali riverbera la magia ed uno di questi è, sicuramente, il Locomotiv Club.

Non solo qui a Bologna, ma sarebbe auspicabile che una locomotiva musicale simile esistesse in ogni città, così da superare le ansie da prestazione, il desiderio compulsivo di accumulazione, le assurde manie competitive e i folli rigurgiti d’odio che, sempre più spesso, impoveriscono e intossicano le nostre esistenze. Gli Yard Act sono perfetti per il palco bolognese, il loro sguardo è rivolto al futuro, si abbatte, martellando le nuove sonorità, percorse dalla band inglese nel suo secondo album, contro le bugie che alimentano la paura globale e che spingono il mondo intero verso una interminabile spirale di ingiustizie, di violenze, di sofferenza e di morte.

Le ultime parole di James Smith, infatti, attraversano il mare e ci conducono a Gaza, alle abominevoli immagini di distruzione alle quali, purtroppo, siamo sempre più assuefatti ed abituati, quasi rassegnati, spesso distratti dagli affanni quotidiani, dagli impegni, dagli obblighi, dalle catene, dalle scadenze, dai mutui o dalle rate nelle quali vogliono, deliberatamente e colpevolmente, tenerci impegnati e lasciarci affogare. Continuiamo a fissare una accattivante e colorata ruota della fortuna, crediamo che i suoi numeri, le sue parole, i suoi colori sgargianti siano un’occasione, una speranza o una possibilità per cambiare vita, ma, intanto, il potere dei pochi continua a fare, imperterrito, i suoi porci comodi e a lasciarci confidare e, allo stesso tempo, disperare per quel misero ed inutile contentino, per quelle briciole che – la storia ce lo insegna – non saranno mai in grado di fare la differenza.

Il nuovo lavoro degli Yard Act va oltre il post-punk delle origini e si espande verso sonorità più elettroniche, verso ritmiche più ipnotiche e verso groove più funkeggianti, mentre le loro canzoni continuano a pulsare e a sferzare la propria viscerale umanità contro una società alla quale il capitalismo, iper-tecnologico e post-industriale, moderno non è in grado di garantire alcun futuro, alcuna sicurezza, alcuna pace, alcuna prosperità, alcun benessere. In tal senso, la band continua a percorrere una strada indomita ed appassionante, che trae le sue origini dalla fine degli anni Settanta, quando le strategie liberiste della Thatcher e di Reagan smantellarono, letteralmente, ogni forma di solidarietà e di stato sociale, facendo sì che qualsiasi sentimento, qualsiasi emozione, qualsiasi prospettiva, qualsiasi ideale, divenissero, alla fine, un vicolo cieco, un evento assolutamente transitorio, temporaneo, precario, vuoto e, soprattutto, destinato ad essere risucchiato da un enorme ed apparentemente invicibile buco nero.

Un buco nero che, oggi, è la crisi climatica globale, che è la distribuzione iniqua delle ricchezze del pianeta, che è la sopraffazione dei più forti sui più deboli, che è la follia criminale della guerra, che è tutto quello che ci sta conducendo, inequivocabilmente e sistematicamente, verso l’estinzione. A meno che non sia un’utopia, una feroce utopia, a cambiare le sorti di questo conflitto invisibile tra una cultura fondata sulla libertà, sulla fiducia e sulla vita ed una cultura basata, invece, sul controllo, sulla paura e sulla morte.       

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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