giovedì, Novembre 7, 2024
Il Parco Paranoico

And the worms ate into his brain [il 25 Aprile, il futuro, la pace]

Un alfabeto segreto, una lingua universale, concepita per un futuro remoto, per una società di umanoidi artificiali, di intelligenze sensienti e di sparuti e sanguinari gruppi di credenti che combattono la loro inutile, feroce, ultima guerra santa contro la più micidiale e sofisticata delle tecnologie post-umane, quella che ha reso limitata e secondaria persino la morte. Ed una morte, senza più il suo tocco eterno, senza la sua naturale predisposizione alla più veritiera e giusta delle democrazie, senza i suoi oscuri segreti, ha privato il tempo del suo valore, dei suoi momenti più preziosi ed, infine, del suo più importante dono, quello dell’oblio.

Intanto nuove musiche si addensano nel sottosuolo affollato e malandato della moltitudine di disperati, di precari e di tossici che affollano le città-stato; musiche dal dolce e sincopato retrogusto vintage, con i loro bassi profondi ed avvolgenti, le loro trame oniriche, i loro scintilli psichedelici, che raccontano di aspettative di vita oramai sorpassate, di antichi istinti sessuali, di enormi campi di papaveri rossi, di gusti, colori, sapori e percezioni fisiche aliene a qualsiasi filtro virtuale o a qualsiasi algoritmo sensoriale di pre-modellazione celebrale.

Una visione pornografica, filosofica e, subdolamente, patologica del mondo che è stata spazzata via da una generazione di poeti-killer, di crudeli e dispotici cloni sub-umani, di politici idioti e di supercomputer distrutti, dall’interno, dall’angoscia da prestazione e dall’incapacità di dare un senso al proprio sconfinato sapere. Macchine che, alla fine, hanno preferito suicidarsi, piuttosto che sopportare il peso delle sofferenze, dei ricordi, delle rotture, delle ferite, delle narrazioni accumulate nei materiali riciclati dai quali, esse stesse, erano state progettate, concepite, plasmate ed assemblate. 

La voce che accompagna le nuove canzoni è la voce dei fantasmi, di gente morta da un pezzo, di Jimi Hendrix o di Robert Plant, di Robert Smith o di Thom Yorke, gli abituali frequentatori di neo-bar virtuali. Voci che risuonano da una stanza all’altra, da un locale all’altro, in un labirinto di esperienze fasulle, di momenti unici che, un tempo, avremmo dedicato al cinema o ai libri, mentre, adesso, uno spacciatore, in tutto e per tutto, identico a Syd Barrett, blatera di oggetti chiamati VHS che lui sostiene essere pieni scene porno, di immagini atroci di vero dolore, di corpi su corpi, ammassati nelle trincee, nei campi di battaglia, negli ospedali, nelle fosse comuni e, alla fine, bruciati, affinché il loro virale contenuto non fosse in grado di trasmettersi altrove. E tra quelle facce pallide, puoi riconoscere Ian Curtis, Damon Albarn, Grian Chatten o Polly Jean Harvey. Loro ti fissano, ti sussurrano frasi omofobiche, sputano veleno sulla disco-music, vaneggiano di una dottrina politica basata sulla monarchia britannica, il free-jazz e il comunismo reale nord-coreano, di presidenti americani che sniffano, abitualmente, eroina, di missili micidiali sulla cui carcassa metallica qualcuno, un profeta, un monaco o uno squilibrato, ha scritto, sempre e soltanto, un’unica frase: “and the worms ate into his brain“.  

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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