Le sonorità dei Missiles riportano, in un certo senso, indietro le fatidiche lancette dell’orologio del tempo. Riviviamo una storia che pensavamo di aver già vissuto: le minacce nucleari sono all’ordine del giorno; le super-potenze si guardano in cagnesco; piccoli e grandi focolai di guerra regionale divampano in diversi luoghi del pianeta; sentiamo, quotidianamente, parlare e ragionare – spesso, in modo del tutto improvvisato, stupido, colpevole, meschino o pericolosamente ingiusto – di missili, di bombe, di terroristi, di attentati, di ritorsioni, di ostaggi, di profughi, di rifugiati, mentre, ovunque, si contano le armi, le munizioni, i nemici morti ammazzati, le perdite di vite innocenti, gli effetti collaterali.
Intanto le sonorità post-punk della band svedese accompagnano questa triste, malinconica e funesta litania del tempo passato, ma siamo davvero sicuri che quest’epoca sia, davvero, trascorsa?
Perché, tutto sommato, gli anni Ottanta, dai quali i Missiles sembrano prendere una prima, apparente ed accattivante ispirazione, sono, in realtà, proprio gli anni Venti di questo secondo, dannato, minaccioso, violento e bellicoso secondo Millennio. Ecco, allora, che “Weaponize Tomorrow” si apre, come un presagio, sul nostro futuro, spingendoci in una dimensione alienante nella quale luce ed oscurità si confondono, nella quale le nostre peggiori paure, intrise di trame ed atmosfere gothic-rock, sminuzzano e riducono a brandelli quelle che erano le nostre ultime speranze di pace e di sicurezza ed ogni promessa risulta essere vana, ogni progetto destinato a fallire, fagocitato da una macchina brutale, mortale e distopica.
Una macchina sintetica alla quale i Missiles donano la consistenza sonora dei loro sintetizzatori, dei rumori inquietanti, degli effetti distorcenti, delle ombre che, sempre più velocemente, si impadroniscono del nostro domani, costringendoci a sopravvivere in un immobile e virulento presente, soli ed abbandonati, proprio come il bambino innocente rappresentato sulla copertina dell’album.
L’unico appiglio è offerto dalla musica, da quella “Radio Dark” sulla quale continuiamo a sintonizzare i nostri cuori e le nostre menti e che sembra essere l’unica fonte di calore umano in questo clima da Guerra Fredda, tra tecnologie sempre più sofisticate e distruttive, ideali ridotti ormai solamente a sciocche frasi ad effetto da pubblicare sui social ed algoritmi ed intelligenze artificiali in grado di manipolare e di controllare qualsiasi emozione, percezione, stimolo e sentimento umano, mentre una sirena ululante ci annuncia l’imminente attacco e, probabilmente, accompagna quelli che saranno i nostri ultimi istanti di vita e di permanenza qui, su questa Terra, nei luoghi che abbiamo sempre amato, in compagnia delle persone che abbiamo sempre amato.
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