sabato, Dicembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

La ballata di Syd & Morgan, Haydn Middleton

La società moderna ci porta, spesso, a ragionare per assiomi, abbiamo il nostro modello estetico di riferimento, il nostro schema relazionale virtuale, il nostro comodo bagaglio di verità predefinite. O siamo dentro, allineati a ciò che il Sistema definisce buono, bello, giusto e corretto, oppure siamo, inevitabilmente, fuori: esclusi, marginalizzati, ghettizzati.

In questo modo, però, rinunciamo a quella dimensione infinita di luoghi, di tempi, di idee, di percezioni, di esperienze e di conoscenze, che, invece, andrebbero assolutamente scoperte, perché è qui, in questa dimensione, che ha senso parlare di incontri, cioè di contatti, sia fisici, che astratti, tra persone, sentimenti, realtà, finzioni e narrazioni che sono diverse tra di loro, apparentemente lontane, disgiunte e sconnesse, ma in grado di instaurare una sorprendente forma di comunicazione trasversale e trasformarsi, di conseguenza, a vicenda, producendo e costruendo trame, testimonianze, suoni, parole, storie, pagine, visioni ed immagini profondamente interessanti e significative. E’ esattamente quello che avviene nel romanzo di Haydn Middleton, perché è qui, in questo luogo fantastico, punto di intersezione di diversi mondi, che si incontrano, in una Cambridge del 1968, due uomini differenti: Syd Barrett, il giovane, e Morgan Forster, il vecchio. Un incontro avvolto nella nebbia del tempo che non è mai trascorso e che arriva a noi sotto le sembianze di una fiaba antica, una fiaba sussurrata da Pan in persona ed affidata alla volubilità e ai dispetti del vento, lo stesso vento che, scivolando tra i salici, dà il titolo a quell’album leggendario che è “The Piper At The Gates Of Dawn”.

Pan mette in connessione le due vite, è sia nei racconti di Forster, che nelle canzoni di Barrett, mantenendo entrambe, costantemente, in un territorio difficile, nel quale il disagio è malessere corporeo, ma è anche l’incipit per opere meravigliosamente attraenti. Non esistono compromessi, non esistono giudizi che non siano di severa condanna, non esistono facilitazioni, non esistono zone di comfort nelle quali potersi rifugiare, ma è necessario restare in movimento, non prendersi pericolose pause, non lasciare che le ombre si insinuino laddove i sentimenti sono più deboli, più fragili e più sfuggenti. Io sono un uomo? Io non penso di esserlo, io non voglio esserlo, almeno non come suggerisce, che debba essere un vero uomo, la società perbenista e moralista inglese, alla fine degli anni Sessanta. Certo, il Sole della psichedelia più acida è già abbondantemente sorto, ma alcune considerazioni, alcune riflessioni, alcuni atteggiamenti, alcune scelte, alcune domande, come sa bene Forster, è meglio lasciarle sospese, inglobarle nei romanzi, magari affidarle alle pagine gelose di un diario. Che esso sia il libricino, con la copertina nera, al quale, più avanti, il Pink-ragazzino affiderà le sue poesie, suscitando le angherie, il rancore ed il triste sarcasmo del suo maestro, perfetto simbolo dell’oppressione esercitata dal sistema scolastico britannico sulle giovani menti e i giovani cuori?    

Sherry, cannabis, lunghe passeggiate a piedi, biciclette fantastiche, animali parlanti, la convinzione che l’arte non vada mai contaminata, ma debba restare innocente e spensierata, che, purtroppo, porterà entrambi – altro elemento comune – a smettere di fare ciò che li aveva resi così luminosi: Morgan lasciò i suoi libri, Syd lasciò i suoi dischi, mentre un velo di malinconia cadeva sull’ultima Londra romantica della Storia, quella nella quale la ragione e il sentimento potevano ancora sintonizzarsi su una frequenza comune, lasciando ai sogni inconfessati o non ancora scoperti, al puro e genuino divertimento, alle esagerazioni passionali di Pan, il compito di riempire ogni spazio di rabbia, di tristezza, di frustrazione o di sofferenza potesse mettere a rischio la serenità delle nostre giornate; giornate che, invece, minacciate dall’inverno nucleare della guerra e dalla gelida stretta delle intelligenze artificiali, diventano, inesorabilmente, sempre più brevi. 

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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