Rimanere fedeli a sé stessi, alle proprie passioni e ai propri sogni, oggi, è, davvero, complicato. Il mondo esterno è un mondo alieno e tenta, in tutti i modi possibili, leciti, ma soprattutto illeciti, di distrarci, di risucchiarci e di destabilizzarci, così da creare quel cordone ombelicale, tossico ed innaturale, che trasforma la nostra vita in una serie di inutili dipendenze, di assurdi obblighi, di contorti divieti e di sciocchi compiti da svolgere.
Per ottenere, alla fine, in cambio del tempo sprecato, solamente una finta e vuota sensazione di felicità, una libertà fatta da catene tecnologiche ed invisibili ed un virus che si insinua nelle nostre menti, seminando ovunque paure irrazionali, e spingendoci, sempre più, verso uno stato profondo di diffidenza, di indifferenza e di paranoia, dalle quali, difficilmente, riusciremo a risollevarci da soli.
I Cola rispondono a questo clima ostile con una musica che segue la sua linea, senza alcuna preclusione ed alcun tabù; è una linea sulla quale lo spirito critico, le atmosfere indie-rock, la brama di verità, la tensione contro questa cappa claustrofobica che ci sovrasta e le chitarre, nevrotiche e taglienti, vanno di pari passo, suscitando in tutti noi, sia l’eco di eroiche e mai dimenticate melodie elettriche di stampo noise/punk del passato, sia una serie di atteggiamenti e di comportamenti nuovi, finalizzati a riscrivere la geografia sociale delle nostre città, delle nostre piazze, dei nostri luoghi di lavoro, delle nostre scuole e di qualsiasi spazio nel quale le persone comuni possono e devono interagire tra loro.
Dietro le frasi criptiche, dietro le distorsioni, dietro l’incalzante e distaccata new-wave, c’è, infatti, la voglia di uscire dalle nicchie nelle quali ci siamo confinati, dai club underground, dalle periferie disagiate, dalle zone marginali e dalle notti oscure, per ridare corpo, anima e sostanza, più veritiere e più sincere, ai rapporti umani, al contatto fisico, alle percezioni reciproche, alle interazioni emotive e a tutto ciò che dovrebbe unire e connettere, positivamente, gli esseri umani, perché, solamente in questo modo, potremo tentare di ottenere un mondo più giusto, più equo e più solidale.
Altrimenti ci limiteremo a pronunciare ed ascoltare le solite parole scontate, i soliti luoghi comuni, i soliti bei discorsi, ma, nei fatti, non cambierà assolutamente nulla e il potere, quello vero, quello vorace, quello ostile, quello violento, quello con le armi, perennemente, strette in pugno, resterà, esattamente, dov’è stato fino ad adesso, lontano dai nostri sguardi chini, lontano dalle nostre rate e dai nostri mututi, lontano dalle nostre piccole, fragili e temporanee esistenze.
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