Da un lato abbiamo i Mogwai, una band che, mescolando sonorità diverse ed eterogenee – intense, oscure e pungenti – e muovendosi su un largo spettro musicale, che va dalla psichedelia al rock gotico, fa sì che i singoli suoni siano anche parola, siano anche immagine, siano anche movimento e, di conseguenza, siano anche vita. Post-rock proveniente dal freddo nord del continente europeo, ma che ha in sé il seme del fuoco primordiale, nonché la capacità di alternare passaggi glaciali, melodici ed elettronici ad altri nei quali le chitarre esplodono in riff magmatici, martellanti e minacciosi, dilatando il tempo e lo spazio e confondendosi, di volta in volta, con un epico inno metal, con una lunga sinfonia acida e lisergica, con un flusso interminabile di emozioni, di frasi, di volti, di luoghi che non avremmo mai potuto conoscere e assaporare se non avessimo avuto i Mogwai.
Dall’altro lato, invece, ci sono gli Almamegretta, una band che ha come proprio naturale territorio espressivo quello del dub, del reggae, delle innumerevoli contaminazioni e della tradizione mediterranea che, a Napoli, si incarna nelle strade, nei vicoli, nelle piazze e nei palazzi, divenendo carne e sangue, trasformandosi nella saggia voce del popolo ed in narrazioni che si perdono nel mito, arrivando, a ritroso, fino alla leggendaria sirena che diede origine a questa appassionante ed unica avventura umana. Un filo che, però, non è solo rivolto al passato, ma che è, anche e soprattutto, rivolto al futuro, grazie alle capacità e sensibilità di artisti, come, appunto, gli Almamegretta, che sono straordinariamente immersi nei roots e maestri nel leggere i fatti e gli eventi quotidiani, così da svelarne tutte le verità, spesso crude, drammatiche e dolorose, che, altrimenti, verrebbero taciute, dimenticate, omesse o rifiutate.
Un progetto – Napoli Spacca – avente l’obiettivo di connettere e di far comunicare questi mondi musicali ed umani, apparentemente così diversi tra loro, non può che essere un progetto interessante ed emozionante, anche perché la cornice di questo incontro, ovvero il Maschio Angioino, con il suo carico di storie e vicende umane, darà, senza alcun dubbio, all’evento, un’atmosfera magica e preziosa. Tutto perfetto, dunque, non vediamo l’ora di assistere e vivere ciò che Paolo Polcari e Stuart Braithwaite hanno in serbo per noi.
Evento, ricordiamolo, gratuito, che vede anche il patrocinio del Comune di Napoli.
Ma è proprio qui, purtroppo, che arrivano le dolenti note, perché, nonostante fossero state, preventivamente, annunciate le ore 12:00 del giorno 27 Agosto 2024, come orario di inizio per le prenotazioni online, in realtà, già dalle undici e mezza, l’evento, sulla piattaforma Eventbrite, risultava essere sold-out. Appare, dunque, abbastanza evidente e scontato che, per i semplici appassionati, quelli che non sono né “amici”, né tanto meno “amici degli amici”, non vi è mai stata, nei fatti, la reale possibilità di prenotarsi e di assistere allo spettacolo.
Perché, dunque, un evento, organizzato con il patrocinio del Comune, viene gestito come se si trattasse di uno spettacolo privato? Chi sono i fortunati che avranno la possibilità di assistere allo spettacolo? Chi ha gestito le loro prenotazioni? Dov’è la tanto pubblicizzata e decantata trasparenza?
Personalmente, io ritengo che questo modo di gestire un evento pubblico sia assolutamente scorretto, oltre che prepotente ed arrogante. Inoltre, mi preme sottolineare il fatto che, se vi fossero degli atteggiamenti clientelari o delle corsie preferenziali, saremmo in presenza di comportamenti e di abitudini che rientrano, a mio giudizio, in tutto e per tutto, nell’ambito di una sottocultura di stampo mafioso e camorristico. Sottocultura che è, ovviamente, la negazione di quei valori insiti nell’arte e nella musica. Non si tratta, ovviamente, di denigrazione o di discriminazione territoriale, Napoli non c’entra assolutamente nulla con gli organizzatori e con i gestori di tali eventi, anzi la città è vittima di questo modo di agire; un modo di agire che, mi preme sottolinearlo, è, indubbiamente, prevaricatorio nei confronti delle persone oneste, le quali leggono i comunicati stampa, prendono nota degli orari e tentano, invano, di prenotarsi per uno spettacolo musicale.
Non vi pare che siano state prese per il culo?
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