lunedì, Settembre 16, 2024
Il Parco Paranoico

Wild God, Nick Cave & The Bad Seeds

Mik Brigante Sanseverino Settembre 5, 2024 Dischi Nessun commento su Wild God, Nick Cave & The Bad Seeds

Mentre “Skeleton Tree” era un album minimale, delicato e struggente e “Ghosteen” vagava in una dimensione remota, eterea ed ultra-terrena, “Wild God”, l’ultimo album di Nick Cave, ritorna sulla Terra e si perde tra le persone comuni, tentando di scuoterle e di spronarle ad accettare il proprio dolore, caricandosi, a differenza dei due album precedenti, di una visione più serena ed ottimistica della vita. Ma accettare qualcosa non significa affatto arrendersi, così come andare avanti non equivale a dimenticare quello che è accaduto in passato, tutte le delusioni e tutti gli addii che abbiamo dovuto patire.

“Wild God”, infatti, con le sue ambientazioni sinfoniche, con le parole cariche di sentimento e con le sue trame di matrice space-rock in continua espansione, suona come un ritorno alle origini, alla casa spirituale nella quale sono custodite le passioni del fanciullo, del ragazzo che apriva il suo cuore al mondo, inconsapevole dei demoni di egoismo, solitudine e voracità che si nascondevano sotto la lucente superfice delle belle parole e delle facili apparenze. Inconsapevole di quanto preziosa e fragile fosse la vita e di quanto difficile fosse restare in contatto, non dimenticare, non abbandonare, non perdersi, non lasciarsi portare via dalla insistente e travolgente tempesta degli impegni quotidiani, degli appuntamenti, delle carriere e di tutte quelle pseudo-divinità – il denaro, il successo, il potere, la fama – alle quali offriamo, in sacrificio, i nostri cuori e le nostre menti, il nostro passato e il nostro futuro, piegandoci, per sempre, ad un interminabile, caotico, disfunzionale e ammaliante presente. 

Nick Cave guarda, invece, alla divinità essenziale, quella vera, quella brutale, quella amorevole, quella crudele, quella selvaggia, quella che pervade le stagioni, le singole esistenze, l’intero Creato e, quindi, anche queste dieci canzoni, incurante delle nostre ossessioni materiali, dei nostri bisogni fisici e delle domande alle quali non saremo mai in grado di dare una risposta adeguata, ma sempre pronta e disponibile a scambiare il nostro dolore con un’alba lucente o con un tramonto di fuoco o con una porta che si apre su una dimensione invisibile di ricordi e di sogni dimenticati, su uomini morti da tempo e bambini non ancora nati, mentre una eterna ragazza dai capelli sciolti sussurra quelli che sembrano i versi di poesie, ma che, in realtà, sono leggi fisiche, formule matematiche, principi chimici o, forse, semplicemente le note di una blueseggiante canzone dark, una canzone-preghiera, una canzone-wow, una canzone-confessione, una canzone-selvaggia, una canzone-divina capace di rendere giustizia alla nostra anima inquieta ed incompresa, donandole la gioia di un’altra danza, di un’alternativa luminosa al buio morente della tristezza.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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