Un’avventura epica, quella del volo umano, una storia che affonda le sue radici nel mito di Icaro, che, ignorando i moniti del padre Dedalo, trova la morte per essersi avvicinato troppo al Sole. Una storia che rivive nei versi di Giordano Bruno, nei quali Icaro è stretto tra due visioni contrapposte dell’esistenza umana: da un lato abbiamo la paura, il timore di slanciarsi verso l’alto ed affrontare il Sole, dall’altro abbiamo il coraggio di sfidarlo e di comprenderne la natura.
Laurie Anderson ritorna, dunque, ad appassionarsi, musicalmente, al volo; la sua ricerca sonora è, infatti, rivolta al cielo, al vento, ai movimenti delle nuvole, mentre le sue trame elettroniche, melodiche ed orchestrali tentano di trasformare, in note, quella leggerezza divina, quegli ampi e stimolanti orizzonti che, da sempre, spingono gli animi più inquieti e curiosi, da Ludovico Ariosto a David Bowie, ad ambientare le loro fantasiose storie proprio lassù, laddove il caos, la follia e la frenesia degli esseri umani, con il loro conflittuale carico di manie, non dovrebbero mai arrivare.
Ma, purtroppo, allo stesso tempo, l’artista americana sa benissimo che, oggigiorno, come abbiamo, troppo spesso, visto con i nostri stessi occhi, il cielo può anche trasformarsi in un veicolo di morte. Droni, missili, aerei da combattimento, bombe, aerei civili lanciati contro una città inerme, senza che nessun super-eroe, nessun Superman, nessun Ziggy Stardust, nessun Orlando, nessun Icaro, sia in grado di riportare la pace e l’armonia, non lassù nelle profondità del cielo, bensì nelle profondità materiali del cuore umano, dove si celano i più brutali e bellicosi istinti di sopraffazione e controllo.
Un cielo che Laurie Anderson tenta, però, di riportare a territorio di sfida e coraggio, alla dimensione poetica nella quale un unico uomo o un’unica donna tenta di sfidare l’imprevedibile potere della natura, facendo sì che gli altri, le persone comuni, possano trarne ispirazione ed essere, di conseguenza, più decisi, più tenaci, più forti in quelle che sono le loro piccole e grandi battaglie quotidiane. Le sperimentazioni sonore si mescolano al rumore degli aerei, alle voci di questo mondo, costruendo una lunga suite ipnotica, a volte minacciosa, a volte rasserenante, capace di aprirsi a contaminazioni di matrice jazzistica, conducendo gli ascoltatori, attraverso un cammino apparentemente fantasioso, a prendere contezza della fine imminente verso la quale si sta avviando, sempre più rapidamente, questa nostra società consumistica, una società che non fa altro che avvelenare. Ha avvelenato la terra, ha avvelenato il mare e sta avvelenando anche ciò che resta del cielo, simbolo arcaico della nostra voglia di libertà e di scoperta, di crescita e di evasione. Dunque, è proprio da qui, dal cielo, che dobbiamo avere il coraggio di ricominciare, se ci stanno davvero a cuore le sorti di questo pianeta, dei nostri simili, di noi stessi.
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