Taylor Swift ha annunciato, pubblicamente, bontà sua, che sosterrà Kamala Harris contro Donald Trump. Un’ottima notizia, non c’è dubbio al riguardo; in fondo, era quello che tutti noi attendevamo, anche perché, per un’artista del suo calibro e della sua popolarità, sostenere Trump, sarebbe stato assurdo, oltre che controproducente; ed, inoltre, anche un silenzio sarebbe stato interpretato come una forma di subdola complicità con le idee reazionarie, illiberali, razziste, violente, maschiliste, prepotenti e arroganti del Tycoon.
Dunque, tutto bene quel che finisce bene? In un certo senso sì, certamente, ma alcune considerazioni, di carattere più ampio, sono assolutamente doverose.
E’ evidente che influencer e popstar hanno, ormai, occupato quel vuoto che si era creato laddove, un tempo, c’erano gli ideali, le ideologie, la cultura, la conoscenza, la storia e, quindi, una vera e propria classe politica, capace di intercettare e di rappresentare il meglio della società civile. Tutto questo, nel 2024, è il ricordo sbiadito di un’epoca conclusa.
Lo abbiamo visto, noi stessi, in Italia, proprio in questi giorni, quale caricaturale e mediocre personaggio era stato nominato ministro della cultura. Ed ora, per quella stessa carica, fondamentale per un paese come l’Italia, la nostra presidente del Consiglio ha pensato bene di arruolare un suo amico; una persona, il cui passato, è ampiamente noto, è colorato dalle tinte nere, anzi nerissime di Meridiano Zero, movimento d’ispirazione e di ideologia fascista. Quindi, in un contesto talmente povero ed insulso, è normale che i giovani, e non solo loro, rivolgano la propria attenzione alle stelle dello spettacolo, preferendole a governanti, ministri, amministratori, sindaci, assessori e presidenti vari, in quanto questi politici rappresentano, attualmente, a differenza del passato, la parte peggiore della nostra società. Di conseguenza, di fronte alla loro pochezza culturale, alla loro bassezza umana, alla loro mancanza di valori e ai loro beceri ed arroganti comportamenti, è ovvio che le persone comuni preferiscano seguire Taylor Swift o qualsiasi altro artista o influencer.
Taylor può, persino, permettersi di dirsi preoccupata per le condizioni del pianeta, a causa del riscaldamento globale, e poi fare largo uso di jet privati e bruciare tonnellate di combustibili fossili; sarà sempre più interessante, più attraente, più intelligente, più sensibile, più rassicurante, più preparata e più onesta, rispetto uno qualsiasi dei nostri politici. Tutti siamo consapevoli del fatto che Taylor Swift, così come Bruce Springsteen o i Coldplay o gli Oasis, siano parte di un sistema, in tutto e per tutto, inglobato in quello che è il capitalismo predatorio che caratterizza il mercato globale, ma, ciò nonostante, preferiamo una loro presa di posizione, una loro parola, un loro messaggio social, semplice, chiaro e lampante, piuttosto che un qualsiasi discorso di uno dei nostri leader di destra o di sinistra, laburista o conservatore, repubblicano o democratico.
Questi artisti riescono, quindi, a diventare delle vere figure di attrazione e di riferimento, riescono a catturare l’attenzione delle masse e fare leva sui sentimenti delle persone grazie al potere mediatico che gli è stato concesso; un potere che, in fondo, loro non hanno chiesto di avere. In passato, infatti, artisti ugualmente epocali, come, ad esempio, i Beatles, si sarebbero sognati di poter avere un’influenza simile sulle elezioni americane. Ciò che avviene oggi è sintomatico della nostra grave malattia: se nessuno ha voglia di sforzarsi, di impegnarsi, di studiare o di sacrificarsi, ritenendo, invece, che le conoscenze si apprendano, sempre e soltanto, con un click e le lauree, i diplomi e qualsiasi altro titolo possano essere acquistati sugli scaffali virtuali delle piattaforme on-line, allora meno male che possiamo contare su Taylor Swift. Dobbiamo solamente ringraziarla, perché – nel bene e nel male, nonostante le sue evidenti contraddizioni – lei è la nostra rediviva Jehanne Darc, la nostra unica ed eroica guida contro le distruttive armate trumpiane.
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