Samuel Shepherd e le sue due anime, quella più avanguardista, di matrice jazzistica, e quella più acida, di matrice elettronica, ritornano con un nuovo album, “Cascade”, il cui più grande pregio è quello di esser riuscito a riprodurre e amplificare il respiro, più puro e veritiero, della notte, quello dei club underground che iniziano a vivere e pulsare quando l’oscurità e le sue molteplici ombre prendono, finalmente, il controllo della città, delle sue strade, delle sue periferie, dei suoi bassifondi, delle metropolitane, dei parcheggi e degli enormi templi di cemento, vetro ed acciaio che sfidano un cielo sempre più simile allo schermo buio di un calcolatore.
Nove brani che sono, allo stesso tempo, un’unica composizione, ideata per il dancefloor e per chiunque abbia il desiderio di liberare la propria mente attraverso la catarsi del corpo, ovvero attraverso movimenti che non richiedono più schemi o regole o leggi o concetti o comportamenti predefiniti ed obbligati.
Un dj, le sue casse, le sue macchine, le sue luci stroboscopiche, i suoi dannati cursori e pulsanti ed uno spazio, apparentemente limitato e nascosto, quello della pista da ballo, che, però, man, mano si espande ovunque, arrivando ad inglobare l’intero universo, qualsiasi forma di vita, ogni corpo celeste e, soprattutto, ogni dimensione temporale. Ciò che è accaduto davvero, ciò che, forse, succederà nel prossimo futuro e ciò che, invece, è avvenuto solamente nella nostra immaginazione, laddove la verità può essere una preziosa e salvifica premonizione, ma anche un perverso e diabolico miraggio; un miraggio sul punto di dissolversi, alle prime luci dell’alba, dell’odioso, caotico e ripetitivo nuovo giorno, donandoci, però, prima del suo estremo ed eterno congedo, un miscuglio accattivante di bassi sincopati, di synth atmosferici, di elettroniche e beat jungle, house e techno: nervosi, imprevedibili, appassionati, distorti, toccanti, impetuosi carillon robotici che spazzano via ogni barriera e ogni confine che le dittature della civiltà, della religione, dell’economia, della politica e della tecnologia hanno creato attorno a quelle che, in fondo, sono anime istintive, anime irrazionali, anime incoscienti.
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