sabato, Dicembre 21, 2024
Il Parco Paranoico

Synthesizer, A Place To Bury Strangers

Mik Brigante Sanseverino Ottobre 4, 2024 Dischi Nessun commento su Synthesizer, A Place To Bury Strangers

Sia lodato Iddio per averci donato i sintetizzatori, ultima testimonianza ed ultimo rifugio della nostra perduta umanità, della nostra fantasia, della nostra voglia di sognare, di sperimentare e di stupire, in un’epoca che, oramai, rifiuta qualsiasi emozione, qualsiasi sentimento, qualsiasi visione della realtà appaia aliena ai propri rigidi dogmi e ai propri aridi schemi bidimensionali.

Sia lodato Iddio per questi vangeli elettronici, per il loro coraggio e per il loro romanticismo decadente; sia lodato Iddio per queste preghiere noise-rock, per ogni inno laico, al quale la band americana, A Place To Bury Strangers, riesce a trovare un varco attraverso l’oscurità aberrante delle attuali politiche senz’anima.

Creazioni plasmate dal fuoco vivido del disordine, dal respiro caotico della speranza, dal battito salvifico di macchine, nei cui cicli ripetitivi di istruzioni elementari è conservato l’estremo soffio della vita. Sintetizzatori per fuggire via da questa dimensione perfetta, da questa bellezza ostile che non conosce malattia o vecchiaia, da questa trappola virtuale di ipocrisie e ritrovare, finalmente, la dolorosa e straziante pace del rumore, del tempo che scorre in maniera inesorabile, dei ricordi che si accumulano, delle perdite, degli addii e delle sconfitte che costruiscono nuove gioie, più solide, più durature e, soprattutto, più veritiere.

Le trame del disco, intanto, assumono la forma di una cura che piano, piano ci consente di riscoprire, dentro di noi, quelle che erano le idee, i sogni e le passioni che avevamo messo da parte. Chitarre stridenti, batterie pulsanti, bassi che colpiscono, senza sosta, la corazza di insensibilità e plastica che era stata montata attorno ai nostri nervi, permettendo loro di essere, nuovamente, scoperti; nuovamente perturbabili; nuovamente indifesi; nuovamente fragili. E, ovviamente, di spezzarsi più facilmente, ma di guarire, di crescere, di comprendere e di rafforzarsi, perché, in fondo, questo è l’obiettivo di ogni esistenza, di ogni opera d’arte, di ogni musica, di ogni processo, qualsiasi sia la sua natura intrinseca: politica, etica, filosofica, economica, tecnologica o informatica.

La verità, infatti, può essere ovunque: nelle tavole bibliche, nelle parole antiche, nelle leggende, nelle fiabe, nelle spirali di dna, nei circuiti stampati o nelle vibrazioni prodotte dalla band newyorkese, nel suo sacro rumore, nel suo intricato labirinto di melodie e di distorsioni, in questo loro magico mondo, nel quale le ansie, le preoccupazioni, i timori o le domande senza risposta, si trasformano in versi, in note, in ritmiche, in amore. 

Like this Article? Share it!

About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

Comments are closed.