Quella di Valentina Magaletti e Nídia è una delle esibizioni più dense, corpose e consistenti di questa edizione numero 15 del Robot Festival. I suoni, infatti, frantumano i rivestimenti virtuali con i quali la nostra società delle informazioni e dei big data nasconde la verità, mostrandoci, finalmente, il vero volto della realtà di cui siamo parte, nonché le sue innumerevoli contraddizioni, le sue sciocche ipocrisie e le sue colpevoli mancanze.
Le artefici di questa rivelazione sono le due artiste che danno vita a questa performance coinvolgente, proponendoci, dal palco del Binario Centrale del DumBo, un appassionante, suggestivo e divertente viaggio attraverso trame elettroniche sincopate, beat da club underground, ritmiche martellanti di batteria e fantasiosi intrecci di percussioni. Tutto sembra concepito e suonato per invogliare le persone a non stare ferme, ad agitarsi, a ballare, a scuotersi, a liberarsi, a cercare quel contatto reciproco che ci aiuta a comprendere che siamo veri, che siamo vivi e che non c’è alcun pericolo nell’uscire dalla propria sicura, comoda e conveniente bolla esistenziale.
Anche perché questa bolla non è poi così sicura, così comoda e così conveniente come vogliono farci credere; basta guardarsi attorno, basta andare oltre le notizie-farsa dei media di regime; basta prendere contezza delle tante spirali di distruzione che sconvolgono il nostro mondo: quello che, oggi, ci appare distante e remoto, potrebbe, un domani, raggiungerci e mettere a soqquadro tutto quello che consideravamo sicuro, comodo e conveniente. Questo live-set ha un chiaro ed evidente messaggio politico, un messaggio che appartiene al mondo reale, ce ne rammenta l’esistenza e lo fa in maniera spensierata, proponendo una musica globale che trae origine dal cuore, dalle sue pulsazioni e dai suoi battiti e mescolando quelle che sono tipiche sonorità di matrice afro-beat con le trame sintetiche di un dj-set e con tutto quello che, di passionale, di vibrante e di magnetico, viene fuori dalle membrane tese percosse da Valentina Magaletti.
Una musica che potremmo definire solare, ma che è, allo stesso tempo, consapevole delle ingiustizie e dei disequilibri sui quali si mantiene il mondo moderno e il così detto libero mercato. Uno show, quindi, che, come già detto, assume connotati di stampo progressista, in quanto le due artiste rappresentano e suonano le strade giuste, amorevoli, solidali e universalmente accessibili che trascendono le barriere, le divisioni e i confini che separano i popoli. Sono queste barriere che spingono le persone comuni a diffidare le une dalle altre e che, esasperando la tendenza malsana e innaturale a chiudersi nei propri involucri tecnologici, ci impongono di rifiutare ogni forma di contaminazione, di dialogo, di comunicazione e di interferenza proveniente dall’esterno. Ma chiudersi a questi cambiamenti è inutile, nonché dannoso, come cercano di trasmetterci, a modo loro, Valentina Magaletti e Nídia; quand’è che ce ne renderemo conto?
Comments are closed.