La performance live di Drew McDowall dà voce all’oscurità nel quale è immerso il nostro mondo; l’oscurità nella quale fluttuano, senza trovare alcuna risposta, le domande che, da sempre, da quando gli esseri umani hanno innalzato, per la prima volta, il loro sguardo verso il cielo, ci perseguitano e, allo stesso tempo, ci spronano a sperimentare, a studiare, ad imparare, a creare, a conoscere.
Una sequenza magica che, però, come la nostra storia ci insegna, spesso, ci ha portato a collassare su una pericolosa e distruttiva spirale di odio, di rabbia, di violenza e di morte.
Una performance di synth, che amplifica stimoli, riflessioni e percezioni personali, restando, perennemente, in bilico tra la luce e l’ombra e che offre, a ciascun ascoltatore, la libertà di decidere quale debba essere la chiave di lettura predominante, anche a seconda di quelle che sono le proprie attuali vicissitudini, il proprio umore e le proprie esperienze di vita vissuta. Drew McDowall, intanto, continua, imperterrito, a costruire le sue trame ipnotiche scricchiolanti; i suoi suoni sintetici sono ampi e crescenti, ma non oltrepassano mai l’argine della sua e della nostra umanità, le quali restano sempre visibili, sullo sfondo, in silenziosa contemplazione, anche quando le atmosfere strumentali tendono verso cupi, minacciosi ed opprimenti echi e riverberi di matrice post-industriale.
Questa musica, però, non sferza solamente il futuro, non guarda solamente, curiosa e accorta, a quelli che sono, purtroppo, gli esiti infelici della nostra attuale follia, ma si lascia anche ammaliare e catturare dalle voci e dai rumori di un passato epico e leggendario, quello in cui le stagioni dettavano il ritmo naturale delle esistenze; un ritmo potente che non è andato perduto, non lo sarà mai, perché esso continuerà a vivere dentro di noi e, forse, un giorno, quando saremo sul punto di compiere la scelta fatale, verrà fuori e riprenderà, finalmente, il controllo delle nostre azioni.
Il concerto dell’artista scozzese assume la consistenza ed i contorni di una colonna sonora sci-fi; le divagazioni verso sonorità ambient e post-rock sono frequenti e piacevoli, mentre, nel frattempo, nuvole basse e cariche di tempesta si concentrano davanti a noi e una melodia, astrale e malinconica, dal sapore amaro e penetrante, accompagna i nostri passi. Passi che possono apparire piccoli, incerti o insicuri, ma che non hanno alcuna intenzione di arrestarsi o di invertire il senso del proprio cammino. Sono questo coraggio e questa caparbietà, apparentemente immotivati, la vera bellezza; l’unica vera bellezza capace di vincere il tempo; la bellezza che vive, da sempre, negli esseri umani, nelle loro opere e nelle testimonianze del loro passaggio su questo minuscolo pianeta verde-azzurro.
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