Un viaggio magnifico, attraverso paesaggi orchestrali e ipnotici, onirici e post-rock, che i Mono compiono nel nome della vita, dell’amore, della condivisione, dell’amicizia e della partecipazione collettiva. Sentimenti, suggestioni e percezioni, provenienti dalle nostre fragili e temporanee esistenze, che, solamente uno spirito magico, appassionato ed inquieto, come quello di Steve Albini, poteva mettere su un disco, permettendoci, di conseguenza, di non perdere più il sapore, la forza, la vivacità e la consistenza di queste emozioni, anzi di arricchirle, continuamente, di nuovi orizzonti, di nuove esperienze, di nuove visioni e di nuove riflessioni, ogni qual volta lasciamo che “Oath” accompagni i momenti, i passaggi e i cambiamenti d’umore delle nostre giornate.
Giornate di trasformazione, che, spesso, vanno oltre la fisica, oltre sofisticate logiche e sorprendenti tecnologie, mettendoci in contatto con le invisibili energie del cosmo, mentre la nostalgia per ciò che abbiamo vissuto, per gli amici e gli affetti che abbiamo perduto, ma mai dimenticato, si fa sempre più intensa e incalzante. Questo album riesce a trasferire queste sensazioni e questi stati d’animo nel mondo delle sonorità ammalianti, aperte, scintillanti, epiche e catartiche della band giapponese, svincolandoci da quelle ansie e quelle angosce che rischierebbero, solamente, di sporcare la purezza di un lavoro pieno di umanità, oltre che di chitarre, di ritmiche armoniose, di atmosfere ambient e divagazioni space-rock.
Ogni singolo brano è un passo in avanti, nel quale nuove idee e nuove impressioni si affiancano a quelle che abbiamo, precedentemente, scoperto, perché nulla viene lasciato indietro, niente viene tralasciato e nessuno viene abbandonato, affinché il finale possa essere il più ampio, inclusivo ed avvolgente possibile, in un continuum emotivo, oltre che spazio-temporale, che rifiuta qualsiasi compromesso, qualsiasi esitazione, qualsiasi attesa, qualsiasi barriera che impedisca alle persone comuni, indipendentemente dalle latitudini, dalle cronologie e dalle ideologie politiche o economiche, sociali o religiose, di entrare in connessione tra loro.
Da ciò nasce una tela sonora densa di suoni, dinamica e sempre più cinematografica, che si serve della musica per inculcare speranza e fiducia in sé stessi e nel prossimo, oltrepassando i tumulti individuali, le mire espansionistiche, gli antichi preconcetti, i deliri di onnipotenza e tutto quello che, nella storia umana, ha sempre seminato odio, rabbia, distruzione, rancore e divisione: “We All Shine On” e “Time Goes By” sono le due canzoni conclusive del disco, le quali, infatti, incoraggiano le menti e i cuoi a seguire un vero percorso di luce e di bellezza, piuttosto che concentrarsi nel trovare ragioni e motivi per armarsi, per combattersi e per ammazzarsi. Ne saremo davvero capaci? Una domanda alla quale i Mono, Steve Albini, le generazioni future, le persone di buona volontà, vogliono, convintamente, rispondere di sì.
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