Un mondo invisibile e inconsistente, quello posto dietro il deformante, bellicoso e frenetico specchio della nostra realtà, prende, improvvisamente, il controllo, grazie alle trame ambient ed elettroniche di queste allegorie dinamiche, grazie alle introspettive e salvifiche melodie della chitarra di Silvia Cignoli. Tutto quello che fa male, tutto quello che ci abbruttisce, tutto quello che ci deforma, tutto quello che ci allontana dalla vita – quella vera, non quella che ricostruiamo nelle nostre false bolle digitali – resta al di fuori di questi cinque brani e delle loro suadenti e amorevoli narrazioni sonore.
Immaginiamo, infatti, di trovare, finalmente, riparo in un fiordo di atmosfere musicali riflessive e sperimentali, celato alle atrocità, alle ingiustizie e alle contraddizioni quotidiane del mondo, nascosto a chiunque tenti di prevaricare e di imporre, a chicchessia, le sue ragioni, le sue regole e le sue verità univoche e unidirezionali. Esso è il luogo delle forme che mutano in continuazione, delle divagazioni di matrice neo-jazzistica, delle armonie sparse ovunque vi sia la vita – nel cielo, nel mare o nella terra – delle escursioni avanguardiste che sfidano ogni riverbero, ogni rumore, ogni sussulto, ogni trama sintetica, raccordandosi, in maniera accattivante e stupefacente, con la nostra memoria, con le nostre percezioni, con le nostre aspirazioni, e abbattendo, di conseguenza, ogni limite e ogni barriera spazio-temporale.
In questi brani non c’è fatica o tormento, nessun ricordo sfuma, nessun sentimento è sprecato, nessuna parola muore nel silenzio e nel disinteresse di coloro che fingono di non ascoltare e di non accorgersi delle oscenità che accadono attorno a noi; in questi brani si respira la magica e luminosa presenza del Creato, le distanze collassano in un unico punto, le lontananze diventano, di colpo, vicinanze, e non ha più nessuna importanza quanti anni siano trascorsi o quanti anni debbano ancora trascorrere, perché nessuna fisicità può essere più forte del pacifico senso di completezza e di appagamento che pervade queste composizioni. Esse, infatti, vivono delle continue e vivide oscillazioni esistenti tra le nostre minuscole e fragili individualità analogiche, le immense oscurità e domande che sovrastano le nostre frenetiche esistenze materiali e i suoni variegati e misteriosi che provengono dalle stelle, dai pianeti e dalle galassie. Suoni che ci sussurrano la verità, suoni che ci ispirano il bene, suoni che ci mostrano la strada da percorrere.
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