I Gurriers seguono una scia di sonorità, in parte punkeggianti, in parte indie-rock, in parte provenienti dalla appassionata ed infuocata tradizione musicale irlandese, che, in questi anni, hanno reso il mondo del rock un luogo meno stantio, meno prevedibile, meno grigio e auto-referenziale, soprattutto per coloro, come questi ragazzi, che chiedono, semplicemente, di poter riassaporare e rivivere la realtà delle cose, dei fatti e delle persone, senza che ogni parola, ogni immagine, ogni suono, ogni narrazione, ogni scelta e ogni comportamento vengano processati, rielaborati e rappresentati, unicamente, nella loro triste essenza virtuale.
Ciò con cui, infatti, noi interagiamo è, quasi sempre, una raffigurazione digitale della realtà, assolutamente inconsistente, assolutamente formale, assolutamente inanimata, assolutamente binaria e, quindi, prigioniera di una ristretta e conflittuale visione a due soli valori del nostro disgraziato mondo – alto e basso – buono e cattivo – zero ed uno – giusto e sbagliato.
Naturale, quindi, che “Come And See” si muova, rapidamente, tra riff incisivi, un cantato graffiante e ritmiche battagliere, verso una dimensione sociale e politica della musica, nella quale le singole canzoni diventano una impellente ed urgente questione di coscienza e di denuncia, soprattutto perché, attorno a noi, ogni ideale del passato, politico, religioso, etico o filosofico, viene disintegrato da quella che è la nuova, infallibile, immobile ed indiscutibile religione tecnologica.
Una religione che nasconde le ingiustizie, nasconde le sconfitte, nasconde le colpe, nasconde persino i dolori e le sofferenze e ci restituisce un’esistenza perennemente vincente ed esteticamente perfetta, mentre, intanto, le armonie taglienti, i riverberi punkeggianti, le atmosfere no-wave, si insinuano tra le pieghe di questo orrendo sistema mediatico, rammentandoci tutta la merda che fingiamo di non vedere e di non sentire, quella che dovrebbe riempirci di rabbia, di nausea e di disprezzo, riportando le nostre patologiche giornate su un piano più umano. Un luogo fisico, un luogo spirituale, un luogo familiare, un luogo amicale, un luogo affettivo, nel quale le versioni caleidoscopiche delle innumerevoli realtà si intrecciano e si confrontano tra loro, consentendoci, di conseguenza, di trovare, nella crudeltà del caos circostante, un prezioso e pacifico appiglio di speranza.
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