Jabu è l’eterno autunno, un pregevole caleidoscopio di tonalità rosse e gialle che avvolgono ogni nostra emozione, ogni incontro, ogni pensiero, rendendo tutto così leggero ed impalpabile, mentre un improvviso tramonto riempie le nostre case e stanze silenziose di questi dieci brani, che oscillano, magicamente, tra sonorità elettroniche, trip-hop e dream-pop.
Sentiamo la voce della nostra stessa coscienza, ripercorriamo frammenti di realtà, ne riassaporiamo le contraddizioni e le tossicità, con la consapevolezza di poterli trasformare in qualcosa di migliore: in un suono accattivante, in un’architettura di chitarre, in un viaggio che, tra delay e riverberi, tra trame malinconiche e improvvisi bagliori onirici, ci conduce alla verità interiore. A tutto ciò che, davvero, desideriamo; a coloro che, davvero, amiamo e anche a tutto ciò – impegni, atteggiamenti, obblighi, condizionamenti, interruzioni, manie, persone – di cui sentiamo il bisogno di liberarci.
Un luogo, Bristol, la cui geografia sonora, nell’immaginario emotivo e musicale dei Jabu, oltrepassa le atmosfere ambient e dub, riassembla, in maniera autonoma, originale e assolutamente personale, quelle che sono dinamiche più cupe e drammatiche degli anni Ottanta, per dare nuovo vigore al fuoco wave, adeguandolo ed aggiornandolo rispetto quelli che sono gli attuali orizzonti sociali, le attuali prospettive esistenziali e gli attuali scenari politici ed economici.
Non siamo meglio di quelli che ci hanno preceduto, ma non siamo nemmeno così peggiori, abbiamo le medesime necessità, il medesimo animo battagliero, le stesse passioni e, soprattutto, lo stesso cuore. La questione, semplicemente, è che, oggi, la cacofonia virtuale e il frastuono tecnologico tendono a sovrastare qualsiasi sussurro, qualsiasi respiro, qualsiasi motivo, qualsiasi battito, provocando, purtroppo, la perdita di quella preziosa umanità che questo disco, con i suoi angoli più oscuri, con i suoi momenti più riflessivi, con le sue trame avvolgenti, con la sua vivide e pulsanti nostalgie, con i suoi improvvisi rallentamenti, con i suoi fulgidi sintetizzatori e con i suoi loop armonici, ci sprona a ritrovare.
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