Coesione, velocità, impeto, ritmiche metalliche e incalzanti che fanno breccia nel gelido, sofferente e bellicoso torpore della nostra attualità quotidiana, spingendo le anime inquiete accorse, ieri sera, al Lizard Club verso una dimensione vibrante e disincantata, pura e feroce, appassionante e vorticosa, surreale ed ipnotica di sonorità post-hardcore, noise-rock e sludge metal.
Rabbia e malinconia che si intrecciano, oltrepassando gli schemi precostituiti dei singoli generi musicali, oltrepassando le severe barriere linguistiche, oltrepassando il morboso senso di vuoto che irrompe prepotente nostre piatte esistenze, oltrepassando gli aridi compartimenti stagni del politicamente corretto, oltrepassando i ripetitivi luoghi comuni e le inutili barriere artificiali che separano i molteplici centri e le innumerevoli periferie del mondo, per spronarci a raggiungere, senza più alcuna paura, il cuore rovente dell’inferno, ovvero quel malefico punto di potere, manipolazione e coercizione dal quale le linee di queste narrazioni superficiali, ostili, tossiche e violente vengono tracciate.
Estirparle, una ad una, è questo l’obiettivo del live della band italiana, sradicarle dalle nostre giornate, dai nostri pensieri, dai nostri sentimenti e da quel riflusso di cattiveria, opportunismo ed ignoranza che, ci convincono, sia la nostra naturale normalità. Ma, intanto, le tumultuose e arroventate spire chitarristiche degli Stormo diventano l’ode occulta delle nostre anime rinate, mentre il pressante drumming spazza via ogni sensazione funesta e restituisce, a ciascuno degli ascoltatori ammassati davanti a questo piccolo, ma incandescente palco casertano, l’appiglio heavy cui aggrapparsi e sostenersi per venir fuori dal proprio asfissiante e dispotico abisso di impegni, obblighi, manie, preoccupazioni, maschere e sorrisini meschini.
Una serata che, fuori, è fredda e in balia di un vento remoto, ma che, invece, dentro, nel locale, nelle nostre menti, nei nostri spiriti, nelle nostre emozioni, risuona di calorosa, urgente e ammaliante passione; una passione che riverbera di riff antichi, graffianti, irruenti e blueseggianti. Riff che assorbono nuove energie, alcune più lisergiche e lucenti, altre più cupe e profonde, altre, ancora, più fluide e veementi, per risollevarsi, finalmente, dall’oblio e dalla polvere in cui sono state gettate, senza sapere nemmeno perché, da noi stessi, tristi ed assuefatti automi, alla mercé del mercato, per riprendersi, nuovamente, il posto che gli spetta nel firmamento di questa notte di sano, sincero, solido rock.
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