Un cammino mistico, tra le ombre sfocate e tremanti di un mondo post-apocalittico, mentre, nella nostra mente, risuonano le note metalliche, veementi, impetuose e possenti dell’infinito, come una preghiera che non conosce riposo, che continua ripetersi, nascendo e morendo in continuazione, smarrendosi e ritrovandosi, cadendo e risollevandosi, dividendosi e ricomponendosi, sussurrando ed urlando il suo bisogno di una dimora familiare, di un’isola di pace, fede e salvezza, di una risposta da scolpire dentro di noi, tra le memorie e i ricordi del passato, nelle pietre erose del nostro cuore affaticato.
I due dischi, “Saturnalia” e “Kronia” sprizzano la loro magmatica energia, mescolando heavy metal, hard-rock e stoner-rock, alla ricerca di un impossibile equilibrio tra la luce ed il buio, tra lo spirito e la carne, tra il dio e le sue creature, mentre i solstizi si susseguono, uno dopo l’altro, ed il tempo si scioglie in un gigantesco e tempestoso oceano di emozioni, di percezioni e di visioni primordiali, storie che non abbiamo mai vissuto prima, che non abbiamo mai conosciuto, che non abbiamo mai ascoltato, ma che, adesso, ci appartengono, ci sono perfettamente note, scorrono dentro di noi, ci spezzano e ci guariscono, ci amano e ci disprezzano, ci risollevano e ci gettano, contemporaneamente, in un abisso oscuro e profondo, dal quale solamente la musica – voce degli dei – riesce a tirarci fuori.
Io rinasco come Saturno, io muoio come Krono, io sono il tempo, io sono lo spazio, io cammino, come un uomo fragile, nudo ed indifeso, alla ricerca di tutti i nomi che ho conosciuto e posseduto in passato, di tutti quelli che conoscerò e possederò in futuro, consapevole del fatto che le stagioni, alla fine, per quanto io provi a correre, a sfuggire, a fingere, ad affannarmi, ad impegnarmi, a lottare o a combattere per il controllo delle mie scelte e delle azioni, delle mie idee e delle mie emozioni, mi troveranno e mi raggiungeranno. Intanto il sole viene fuori, incurante e indifferente, dalle montagne più alte, diradando gli spettri e gli incubi notturni, così che, tra le atmosfere e le trame più criptiche, vibranti, incisive, rabbiose e psichedeliche degli album, emergono momenti e passaggi di riflessiva e compassionevole delicatezza, quelli nei quali i Wizzerd aprono il loro viscerale stoner rock ad un folk amorevole e crepuscolare.
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