Un disco meravigliosamente enigmatico, “Procida Ritual Project”, un disco nel quale le diverse epoche, le diverse culture e le diverse identità umane si incastrano le une nelle altre, disgregando e sciogliendo quelle che sono le classiche barriere spazio-temporali che, normalmente, innalziamo tra loro.
Groove mediterranei, folklore napoletano, dub arabo e contaminazioni elettroniche futuriste approdano su quest’isola, si amalgamano alle sue antiche tradizioni, alle onde del suo mare, alla sua storia medievale e bizantina, nonché al suo vasto patrimonio narrativo, epico e religioso, dando vita ad un’opera di impegno, di partecipazione e di passione, che va ben oltre le singole accattivanti trame musicali, per abbracciare le nostre ferite, i nostri timori, i nostri torti e tutti i nostri errori.
Siamo i peccatori, siamo gli innocenti, siamo i santi e le madonne, siamo gli arcangeli guerrieri, siamo i poveri diavoli che affogano nel mare, mentre queste otto canzoni danno consistenza ad un rito dub, ad una laica processione trip-hop che attraversa il nostro passato, rielaborando e riassemblando quelle che sono le nostre radici, per andare a cercare il futuro che può garantire a tutti i popoli della terra, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, la necessaria pace, la necessaria sicurezza, il necessario benessere e la necessaria prosperità. Un percorso, quello di Pier Paolo Polcari, Leonardo Scotto di Monaco, Daniele Ubik e Marzouk Mejri, che è un percorso poliedrico e policromatico di acqua e di fuoco, di cielo e di terra, di spirito e di materia, di condivisione e di solidarietà, di curiosità e di passione verso tutto quello che non conosciamo, verso tutto quello che può arricchire e può migliorare il nostro bagaglio musicale, artistico, professionale ed umano.
Noi non dimenticheremo mai ciò che siamo, noi non dimenticheremo mai da dove proveniamo, noi non smarriremo mai il ricordo delle nostre tradizioni, dei nostri eroi, delle nostre leggende e dei nostri miti, ma, allo stesso tempo, non li trasformeremo mai in aride, oscure, opprimenti, dispotiche e bellicose prigioni, anzi ricostruiremo quello che è stato, gli consentiremo di vivere in ogni possibile futuro, esorcizzando le perdite e gli addii, i dolori e gli abbandoni, le sofferenze e i malanni, i torti e le colpe, e facendo sì che tutti quelli che ci hanno preceduto, tutti quelli che abbiamo amato, anche quelli che non abbiamo mai conosciuto, possano far parte di questo nuovo rosario, un rosario di speranza e di fiducia, di libertà e di progresso, di consapevolezza e di vera democrazia.
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