Solo quattro canzoni, ma sono più che sufficienti per capire che agli Age Otori, band piemontese, non interessa affatto la tranquillità e la sicurezza di un percorso sonoro studiato e stabilito a priori. Le loro trame sintetiche, intrecciate, in maniera naturale ed accattivante, con chitarra, basso e batteria, danno vita ad una iperbole eterogenea ed incalzante che mescola atmosfere più introspettive e rilassanti, di matrice shoegaze e psych-rock, ad altre, invece, che sfidano il vuoto famelico che depreda e annichilisce le nostre coscienze e le nostre individualità, per emergere sotto forma di un rock veemente, distorto, viscerale e d’indole romanticamente punkeggiante, riuscendo, però, sempre a trovare l’indispensabile connessione con le sonorità elettroniche attuali, con i nostri stati emotivi, con questo burrascoso e guerreggiante presente.
Un presente che ci impoverisce, spingendoci, a colpi di paura e di insicurezza, verso la solitudine fisica e sentimentale, facendoci credere che la perfezione, l’appagamento e la felicità siano insiti nell’ordine, nel controllo e nella ripetitività delle stesse scelte e delle stesse azioni. In realtà, questo è il messaggio insito in questi brani, con la repressione non andremo mai da nessuna parte, sono, piuttosto, i cambiamenti, le trasformazioni, la vivacità e la curiosità a renderci migliori e consentirci, di conseguenza, di migliorare anche il nostro mondo e la nostra società. Questo EP tende, dunque, alla magia della scoperta, aprendosi alla conoscenza di nuove idee, nuovi suoni, nuove percezioni, nuove voci.
La nostra vera lotta, allora, deve essere quella contro la monotonia. Certo, ci ritroveremo, in questo modo, a percorrere strade incerte, a mettere in discussione quelle che erano le nostre convinzioni, a scrutare nel buio dei nostri timori, ma saranno proprio questo disordine e questa insofferenza a renderci vivi, a farci assaporare l’amore e la rabbia, la speranza e il coraggio, la gioia di un nuovo incontro e la sofferenza per una perdita o un abbandono. E così con quest’amarezza, con tutti i ricordi e i cieli plumbei con i quali dobbiamo imparare a convivere, questo EP ci congeda e ci lascia una promessa, ritorneremo e ci ritroveremo ancora.
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