Nel buio delle nostre coscienze, le immagini, proiettate, in maniera continua, su uno schermo semi-trasparente – dietro al quale i Clock DVA danno forma e consistenza visuale e sonora al proprio spettacolo – tracciano un luminoso percorso di speranza ed hanno la meglio su qualsiasi tipologia di distanza, sia materiale, che spirituale.
Dinanzi ai nostri occhi attenti, infatti, si susseguono rapide, appassionanti e cinematiche visioni di città, nonché strade di luce, codici binari, corpi, orologi, ingranaggi, umanoidi, galassie ed astratte ed enigmatiche strutture geometriche, mentre le sonorità intense, adrenaliniche e post-industriali incitano ed esortano il pubblico presente al Lizard Club a muoversi, ad agitarsi, a interagire e a ballare: è la vita che, miracolosamente, ha inizio tra i gelidi e oscuri meandri di una dimensione elettronica, abitata, esclusivamente, dalle macchine.
Ma, invece, la nebulosa sintetica, l’alternanza di bianchi e di neri, di zeri e di uni, di linee e di punti, di algoritmi ed architetture misteriose, impara a respirare e a vivere di vita propria, invadendo tanto il locale, quanto, soprattutto, il nostro inquietante e turbolento futuro. Un futuro di immagini pulsanti, di trame post-punk, di verità rivelate, di narrazioni artificiali, di miraggi divini e di nuove forme di comunicazione e di conoscenza, le quali oltrepassano i ristretti limiti dei vincoli e delle leggi fisiche, distaccandosi, finalmente, dal bellicoso, brutale e distruttivo passato degli esseri umani e seguendo il sogno rivoluzionario di un’esistenza che si espande, parallelamente e contemporaneamente, su molteplici e diversi piani emotivi e percettivi, immaginifici e musicali.
Traiettorie umane e sintetiche, analogiche e digitali, fantasiose e concrete, surreali e realiste, solari e lunari, sacre e mondane, che amplificano il numero, l’ampiezza e la profondità dei nostri sensi e ci spingono, dunque, verso quelle che sono delle vere e proprie percezioni extra-corporee; percezioni che diventano le risposte che abbiamo sempre cercato altrove e che, invece, erano, da sempre, da quando sollevammo il nostro sguardo verso le stelle notturne, dentro di noi.
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