Un’ode dirompente di sonorità doom e stoner metal, proveniente dal mondo fottuto e rassegnato di Funeralopolis, quel mondo mausoleo-tomba che, aggrappati all’ultima moda, all’ultimo modello di smartphone o al social del momento, ci rifiutiamo di vedere e di riconoscere.
Così come rifiutiamo di vedere e di riconoscere ciò che, oramai, siamo diventati, ovvero creature senza più volto, senza più anima e senza più passione, ammassate in città morte, imprigionate in fabbriche di carne, costrette a produrre e consumare ossessioni, ansie, menzogne, frustrazioni e timori, affinché i vermi-padroni e i vermi-aziendali possano diventare sempre più forti, sempre più influenti, sempre più potenti, sempre più prepotenti, arrivando a manipolare persino gli stati e le organizzazione internazionali.
Gli Electric Wizard ci consegnano il loro fatale messaggio attraverso otto brani live, brani registrati con tecniche analogiche appartenenti ad un passato che avevamo completamente dimenticato e che, invece, “Black Magic Rituals & Perversions Vol.1” intende rammentarci con incalzante e intensa determinazione: non siamo sempre stati così vuoti, non siamo sempre stati così morbosamente inconsistenti.
Intanto le trame oscure e notturne trasformano ogni nostra visione in musica, questo miscuglio ammaliante di antiche profezie, di ricordi, di esperienze, di distorsioni e di feedback arriverà, finalmente, a squarciare il cielo grigio, mostrandoci, di conseguenza, tutti i satelliti che ci fissano, che scrutano le nostre esistenze, che analizzano le nostre scelte, che rubano e raccolgono quelle informazioni che, successivamente, utilizzeranno per la nostra tossica e avvilente metamorfosi. Rendendoci schiavi, schiavi, con il sangue pieno di droghe digitali, che si rinchiudono, smarriti e spaventati, nelle loro cripte domestiche; schiavi che si guardano con diffidenza e paura; schiavi senza alcun spirito critico che danno la caccia a povere streghe immaginarie, rendendosi, nel frattempo, complici di un potere, assoluto, sovranazionale, intollerante e malvagio, che li sfrutta, li odia e li disprezza da millenni.
Ed allora, questi intrecci sonori palpitanti, queste divagazioni oniriche e metalliche, questi riverberi carichi di elettricità e cruda verità, questi echi di futuro, in fondo, non sono altro che un’ispirazione e un prezioso presagio: quello di altre menti, forse nemmeno umane, che, quando questo mondo sarà annientato, saranno, nuovamente, libere.
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