Un rock autentico e ossessionante, obliquo e iper-sensibile, che si esalta quando può ampliare il proprio spettro elettronico, palpitante, fremente, gotico ed industriale ed investire, a pieno, il nostro io, sia quello più introverso e bizzoso, che quello più estroverso e bugiardo.
Le trame sonore di “Glutton For Punishment” non intendono fare sconti, non offrono alcuna indulgenza, non perdonano nulla, ma si dirigono, decise, in profondità, con le loro ritmiche incalzanti, a volte più malinconiche ed oscure, altre volte più irriverenti e divertenti. Scavano nelle nostre ferite, nelle nostre ambiguità, in tutte gli angoli spigolosi delle nostre anime, laddove custodiamo, gelosamente, le invidie e le mortificazioni, le piccole e grandi bugie sulle quali costruiamo i nostri personaggi fasulli.
Questi nove brani, quindi, cercano la cruda verità dei fatti e delle persone, quella che non conosce ossequi, quella che rigetta la morbidezza, quella che rifiuta i sorrisi futili e scontati, ma si nutre di brividi e di passioni, di lame affilate e di stupore, di urla bestiali e di meraviglia. E’ da questo territorio, così emotivo e carico di percezioni istintive, che queste canzoni traggono la loro energia e la loro ispirazione, restando in equilibrio tra gothic-rock, dance darkeggiante e un pop suadente, sensuale, stimolante e sintetico. Elettronica che sfugge, però, a qualsiasi algoritmo, a qualsiasi predeterminazione, a qualsiasi schema, a qualsiasi intelligenza artificiale, ma inonda i suoi cupi synth di ricordi vissuti, di fantasie equivoche, di amori destinati a durare una sola unica notte e di fremiti di dissolutezza in grado di sostenersi per un’eternità, trasformandosi in creature estranee ed inquietanti che si nutrono di violenza e di discordia, di sofferenza e di frustrazione, di tutte le guerre, di qualsiasi tipo, che intossicano la nostra società e il nostro mondo tecnologico.
Abbattere il Male, sciogliere ansie, tormenti e paure nei nostri appassionati deliri sonori, nelle giornate ordinarie che siamo in grado di rendere, con un’unica scelta o un unico gesto, eccezionali. Un disco, quindi, che vuole esaltare la vera bellezza, quella che non conosce regole o teorie, ma che si rinnova e si rafforza grazie al cambiamento continuo, agli anni che passano, alle stagioni che ci fanno crescere, maturare ed invecchiare, ma che non vogliono, assolutamente, portarci via – nonostante cerchino di convincerci del contrario – la gioia catartica di un altro ballo, di un oscuro dance-floor illuminato dalle luci abbaglianti emesse dalle nostre anime libere e provocanti.
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