venerdì, Febbraio 21, 2025
Il Parco Paranoico

Oltre la riserva indiana, Lucio Corsi & Brunori Sas

C’è tanto futuro nei club e nei piccoli locali delle nostre città, luoghi reali, luoghi veri, luoghi frequentati da persone in carne ed ossa, luoghi nei quali, per dieci, venti o trenta euro, senza pit, tribune o token, puoi intercettare storie umane, artistiche, narrative e musicali vivide e pulsanti.

Posti dove, da Grosseto a Cosenza, vengono coltivati lo stupore e la meraviglia, dove puoi imparare a sbattere la testa, dove puoi ascoltare il suono delle emozioni e non sentirti più solo, senza alcun bisogno della consacrazione mediatica di un talent-show e senza doversi adeguare, necessariamente, ad un format musicale studiato, ad arte, a tavolino.

Le lepri, sulla Luna, ci sono eccome e, fortunatamente per noi, molte di loro compiono il fatidico salto all’indietro e si ritrovano qui, sulla Terra, nelle radio, nelle case, sui palchi e nella quotidianità delle nostre giornate, contribuendo ad allargare quelli che sono i nostri ristretti orizzonti, nonché a gettare scompiglio tra gli stereotipi con i quali il sistema economico, sociale e politico dominante ci intrappola in queste esistenze performanti, perfette, sane, omologate, tecnologiche e altamente competitive.

Una gara sonora, quella sanremese, come ce ne sono tante altre e della quale, onestamente, non ci interessa un granché. Il tambureggiamento social, le campagne pubblicitarie, le guerre sante, le percentuali gonfiate, le finte schermaglie, le frasi fatte e i segreti di Pulcinella sono sempre esistiti, ma è bello, molto bello, dal nostro punto di vista, che due artisti, abituati ad avere il loro spazio su queste nostre pagine virtuali, siano riusciti a fare breccia in quella dimensione arida e monolitica, superficiale e diffidente, massiva e nazional-popolare, che li riteneva solamente due anonimi e inoffensivi figuranti, due nessuno messi lì a fare numero e a fornire due evidenti bersagli ai giudizi gratuiti e agli odiatori seriali.

Ed, invece, la musica, la loro musica, la musica che noi conosciamo e apprezziamo da anni, che abbiamo vissuto nei club e nei locali underground delle nostre città e dei nostri paesi, che abbiamo ascoltato nelle nostre case o mentre andavamo chissà dove e chissà perché, ha, finalmente, abbattuto le opprimenti pareti delle antipatiche nicchie nelle quali vengono, spesso, rinchiuse le idee, i sentimenti, le bellezze, le intuizioni e le canzoni che lo show-business ritiene non siano abbastanza remunerative e immediatamente sfruttabili.

E così, in fondo, che le canzoni di merda hanno, purtroppo, la meglio; è così che Paolo Benvegnù si ritrova rinchiuso, come uno degli ultimi indiani, in una riserva; una riserva per gli istrici che non hanno più gli aculei sopra le schiene, così da tenerli, il più possibile, lontani dai cuori e dalle menti delle persone comuni. Non sia mai, infatti, che le loro parole, i loro testi, le loro scelte o la loro musica abbiano l’effetto concreto di risvegliare qualcosa che vada oltre la bandiera bianca, un dubbio o una domanda scomoda, un amore o un colpo di pistola, qualcosa che ci spinga ad andare oltre i rischi calcolati, oltre le paure cui ci aggrappiamo o i sorrisi facili e scontati che riversiamo tra la gente, arrivando, magari, a salire sulle nostre barchette di carta e riprendere, finalmente, la via del mare, così da andare a trovare ciò che desideriamo davvero.    

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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