La guerra è la peggiore tragedia che possa capitare agli esseri umani, eppure il nostro mondo è stato plasmato da essa e, nonostante gli abomini del Novecento, ancora oggi, nel 2025, utilizziamo la guerra come uno strumento, come una soluzione, come un’ipotesi, come una risorsa. E gli innocenti che muoiono? E le città distrutte? E il dolore e la sofferenza? E le ferite che non potranno mai più rimarginarsi?
Eventi contingenti che, col tempo, diventano solamente numeri silenziosi, senza più nome, senza più età, senza più storia, senza più famiglia, senza più amici, senza più volto. Un oblio infame dal quale, per fortuna, ci aiutano ad uscirne l’arte, la letteratura, il cinema e la musica, proprio come accade con queste trame lisergiche, sperimentali ed elettroniche di Iosonouncane. “Lirica Ucraina” ritrae, musicalmente, la distruzione e la morte, la perdita e l’abbandono, la sofferenza e il dolore; le atmosfere gravi e riflessive evocano, nelle nostre menti atterrite e stupefatte, l’annientamento e la disfatta delle nazioni, dei popoli, delle città, dei palazzi, delle fabbriche, delle scuole, degli edifici di culto o di lavoro e, soprattutto, delle persone. Il nostro compito, dunque, non è semplicemente andare avanti, costruendo altri mondi sopra le macerie, ma ascoltare chi c’era, ascoltare chi ha vissuto quelle tragedie, ascoltare chi ha attraversato campi innevati di sterminio e di terrore, ascoltare i superstiti e contribuire a raccontare la loro vicenda umana di sopravvivenza, di resistenza, di speranza, di solitudine, di rovina, di privazione e, persino, di perdono.
Il compito sociale, umano, collettivo, individuale di questo disco è, soprattutto, questo: serbare il ricordo, rievocare la verità dei fatti e degli eventi, celebrare coloro che abbiamo perduto, custodirne la memoria.
Ed oggi, a fine Febbraio del 2025, mentre ascoltiamo il disco, è triste riflettere, ancora una volta, su queste cose, perché, onestamente, è del tutto inaccettabile e disgustoso che un presidente americano, per quanto siano enormi le sue contraddizioni, le sue mancanze, la sua scarsa conoscenza della storia e la sua arrogante e tracotante retorica del potere, arrivi, con le sue parole e con i suoi atteggiamenti, a costruire una paradossale verità parallela nella quale l’Ucraina attacca per prima, l’Ucraina aggredisce per prima, l’Ucraina inizia una guerra assurda e fratricida. Sembra di tornare al 31 Agosto del 1939, quando i Nazisti misero in scena il finto attacco contro la stazione radio di Gleiwitz, semplicemente per legittimare, il giorno seguente, l’invasione ingiustificata della Polonia.
La verità dei fatti muore anch’essa, viene imprigionata ed avvelenata, proprio come accade agli oppositori politici di Putin, mandati a morire nelle prigioni artiche o ammazzati con qualche minuscola e letale dose di polonio.
Uomini con un gigantesco e abnorme potere politico, economico, finanziario, mediatico, tecnologico e militare, che intendono costruire una realtà fatta di bolle di disinformazione, nelle quale rinchiudere i propri cittadini, i propri elettori, i propri dipendenti, mentre, nel frattempo, si circondano di adulatori e cortigiani disposti a sostenere l’idea che la loro è, addirittura, una vera e propria missione divina. E così i peggiori fantasmi del nostro passato, i peggiori fantasmi del Novecento, prendono, nuovamente, consistenza materiale, proponendo, da un lato, la visione dispotica e sanguinaria di un delinquente paranoico che vive di nostalgia sovietica e imperialismo zarista e, dall’altro, la visione prepotente, reazionaria, predatoria, ricattatoria, razzista e neo-colonialista di un mitomane bugiardo, fallocrate e misogino che non intende avere partner, consiglieri, collaboratori o controparti con cui dialogare, ma solamente sudditi, vassalli, sottoposti e subordinati.
E, intanto, non uno, ma diversi cavalieri, sui loro apocalittici cavalli rossi, corrono per il mondo, perpetrando e favorendo assassinii, stragi, eccidi, martiri, genocidi e violenze d’ogni tipo.
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