L’ultimo malinconico cielo, un vorticoso intreccio di nubi purpuree, che il vento tagliente e romantico dei Porridge Radio, con le sue crude atmosfere indie-rock e il suo pop ruvido, aspro, onirico e lisergico, spinge tra i nostri comodi e apparenti rituali quotidiani, oltre i nostri osceni e bellicosi giudizi sommari e la moltitudine di filtri virtuali, dei quali facciamo largo consumo, per correggere, nascondere o dimenticare qualsiasi debolezza, qualsiasi fragilità, qualsiasi ammaccattura e qualsiasi imperfezione.
Ovvero quella nuda, brutale e inesorabile verità che, invece, le melodie vocali e verbali di Dana Margolin riportano in superficie, mostrandoci tutte le ombre sinistre che abbiamo accanto, che camminano, con noi, ogni maledetto giorno, che ci sussurrano perennemente all’orecchio, che avvelenano, manipolano e confondono i nostri sentimenti e i nostri pensieri, spingendoci, sempre più, in una dimensione oscura ed atroce, mentre le ritmiche schiette ed i bassi accattivanti di questi quattro brani frustano le nostre anime deluse e rassegnate.
Anime che si fingono spensierate, felici, risolte ed appagate, ma che, in realtà, non fanno altro che odiare ed odiarsi, bruciando di una fame, di un vuoto e di un desiderio che non riusciranno mai a placare, a meno che non accettino, come ci sprona a fare la band inglese, il richiamo appassionato di un amore inesauribile. Amore che è più forte dei diavoli che governano il mondo, amore che continua imperterrito a brillare, nonostante, tutti noi, siamo consci di essere alla fine di un viaggio sonoro magico ed inebriante. Un viaggio che ci ha condotto aldilà delle macchie di un Sole malato e moribondo, aldilà di bambini addolorati ed urlanti, aldilà di uomini e donne vestiti a lutto, aldilà di ogni strisciante forma di finto buonismo, in una dimensione sensuale e selvaggia, concitata e vibrante, nella quale si respira la voglia di rivendicare di ogni spazio, di tornare a ballare la musica new wave, finalmente liberi da ogni litania e da ogni pantomima, mentre le luci del dancefloor si spengono e le ultime parole riportano indietro il braccio del giradischi.
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