Senza troppi, inutili e prevedibili arzigogoli e paralogismi, i Babyscreamers vanno, con determinazione, audacia e baldanza, a scontrarsi contro il nucleo instabile, dissennato, paranoico e capzioso della nostra aggressiva e agguerrita quotidianità, fregandosene di tutti quegli atteggiamenti e quei comportamenti ritenuti corretti, e macinando qualsiasi impegno, qualsiasi promessa, qualsiasi incarico e qualsiasi obbligo, con le loro sonorità punkeggianti, incalzanti, liberatorie ed intrise di sano, sincero, onesto e coraggioso rock ‘n roll.
Un album che viene dal profondo delle nostre anime afflitte e tormentate, dal profondo, malconcio e sotterraneo background delle nostre esistenze metropolitane e delle nostre città moderne, sempre più orientate e propense ad abbracciare una consistenza, una sostanza ed uno stile di vita assolutamente indifferente, estraneo, insensibile, compiacente, disumano e timoroso di qualsiasi cosa, persona, espressione, discorso, movimento, idea, pensiero o sentimento non sia perfettamente catalogabile ed archiviabile in quelli che, ormai, sono dei veri e propri rabbiosi e bellicosi loculi percettivi, emotivi e sensoriali.
Otto canzoni brevi e dirette, che, attraverso la loro energetica, massiccia, rumorosa, accattivante, imperfetta ed increspata grinta sonora, di matrice garage-rock, ci riportano al rock passionale, impegnato ed alternativo degli anni Novanta e ci rammentano, con forza, che, anche oggi, anche adesso, anche ora, mentre stiamo ascoltando il disco della band anconetana, senza i nostri benefici tumulti interiori, senza le nostra salvifiche isterie, senza una appassionata e veemente auto-critica e, soprattutto, senza una certa impudenza, spudoratezza e sfacciataggine nell’affrontare i grandi e piccoli stronzi che governano questo mondo – ogni volta che ci imbattiamo o ci scontriamo nelle loro dispotiche follie – siamo destinati ad essere schiacciati e a sopravvivere, per sempre, in una dimensione periferica e marginalizzata, in compagnia delle nostalgie del nostro passato, di leggendarie icone punk, di slogan stantii, di ottimi drink e di ideologie freak a buon mercato. Quindi, se non vogliamo davvero finire male, trumpiani o peggio ancora, è bene iniziare a fare casino, a fare casino, a fare casino in tutti i modi possibili.
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