Attenzione, attenzione alle menzogne!
E’ questo il monito che ci lanciano gli O.R.k. con il loro quinto album. Viviamo, infatti, sempre più, esistenze contraffatte, tossiche, guaste ed adulterate, protetti da una coltre di fake news, di slogan, di propaganda, di manipolazioni e di verità costruite ad arte, fottendosene della storia, degli eventi, dei sentimenti, delle persone e della realtà dei fatti; e lo facciamo spudoratamente, così da poter giustificare le scelte e le azioni compiute dai nostri governi e da quelli che, più o meno velatamente, sono i nostri veri padroni.
Ed in questo modo, più o meno consapevole, più o meno complice, più o meno conveniente, più o meno comodo, accettiamo le guerre, i soprusi, le violenze, la morte, le ingiustizie ed ogni genere di crimine compiuto nel nome della democrazia, della pace, dei diritti civili, della libertà e di tutti quei preziosi valori che l’Occidente, almeno nelle parole, sostiene di voler tutelare, garantire e difendere.
“Firehose Of Falsehoods”, con le sue veementi sonorità prog-metal, guarda oltre il velo superficiale e politicamente corretto delle facili apparenze, mostrandoci come, in realtà, anche noi stessi, siamo parte di un meccanismo perverso, il cui unico, vero scopo è conservare ed accrescere il proprio potere, la propria influenza e le proprie ricchezze. I riff di chitarra, disinvolti e muscolosi, i bassi vigorosi e robusti, le micidiali ritmiche di batteria ci inchiodano, infatti, a quella che è una cruda, ruggente, martellante e febbrile verità; una verità senza limiti e senza barriere; una verità che sfugge a qualsiasi assioma e qualsiasi teoria; una verità che non ha affatto bisogno di catalogazioni e di classificazioni, proprio come avviene per i nove brani dell’album e per l’energia grezza, vorticosa, onesta e sincera che essi sono in grado di liberare.
Un’energia che vive di distorsioni, ma anche di momenti e di passaggi più acustici e più melodici, che ci rammenta la grandiosa epicità del grunge più inquieto, coraggioso ed oscuro, riuscendo, allo stesso tempo, a sorprenderci con improvvise ed accattivanti virate avanguardiste dalle sfumature di matrice jazzistica, cinematica e sperimentale. Un muro di suoni eterogeneo e innovativo che, ancora una volta, a differenza di quanto fanno i vuoti discorsi, nei quali affogano i nostri sogni, le nostre promesse, i nostri patti e le nostre relazioni, non ci deludono e non ci deluderanno mai.
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