Un album crudo, viscerale e distorto; un album che dà voce a tutte le nostre maniacali e contorte angosce e preoccupazioni nei confronti del tempo, che, come un vento inarrestabile travolge ogni nostra speranza, ma anche tutte quelle che pensavamo fossero le nostre certezze ed i nostri rifugi.
Le atmosfere caotiche, dissonanti e veementi della band inglese guardano, con amara nostalgia, all’alternative-rock degli anni Novanta, ma nonostante le tempeste stridenti e gli improvvisi cambi di ritmo, sono assolutamente consapevoli di dover fare i conti con il nostro traumatico presente; un presente che mal sopportiamo, un presente disfunzionale, un presente colpevole, un presente delittuoso, un presente che i Pigs x 7 rappresentano con suoni ovattati, remoti, grezzi, grevi e volutamente soffocanti, perché, in fondo, è proprio questa la condizione in cui sono costrette a sopravvivere tantissime persone in questo sciagurato mondo moderno.
Un mondo talmente cattivo, ostile, selvaggio e brutale, al quale, sin dall’incipit “Blockage”, è preferibile persino il freddo abbraccio della terra, il buio eterno della notte, la consapevolezza catartica di non dover confrontarsi, nuovamente, con i suoi ritmi tossici, con le sue vili menzogne, con le sue oscene ipocrisie e, soprattutto, con tutte quelle teorie stereotipate con cui pretendiamo di fornire alibi e giustificazioni a qualsiasi nefandezza, a qualsiasi torto e a qualsiasi ingiustizia, purché a commetterla sia il più forte, il più ricco, il più potente.
Il metallo sonoro evolve continuamente nella forma e nella sostanza, attraversa prospettive ed orizzonti di inattesa matrice glam-rock, divaga nelle ipersoniche dimensioni trash degli anni Ottanta, ripiomba, dolente e afflitto, nell’inferno doom, richiamando, parallelamente, gli eroi della psichedelia più massiccia, robusta e magmatica, così da poter sfoggiare un ammaliante groove a metà strada tra stoner-rock e sconfinamenti elettrici e blueseggianti di spessore e durezza sabbathiana. Ormai i dubbi hanno lasciato il posto ad una rabbia vorace, al sole magico e furente dei Kyuss, ad un intricato labirinto di pungente sarcasmo, di suoni fatali, di rivelazioni preziose e di fantasie pericolose che hanno il potere terapeutico di rammentarci che questa è la nostra vita e non appartiene a nessun altro.
Comments are closed.