C’era un tempo nel quale le persone sognavano liberamente, avevano il tempo di pensare, di cercare, di conoscere e di apprendere, di non essere strattonate, continuamente, in una direzione piuttosto che in un’altra e di sentirsi soddisfatte ed appagate.
C’era un tempo nel quale echeggiavano le tastiere ed i synth, mentre i bassi e le batterie costruivano le loro minimali, accattivanti ed incalzanti sezioni ritmiche, sulle quali le chitarre costruivano le loro narrazioni umane e sonore, di ispirazione metropolitana, più o meno oscure, più o meno claustrofobiche, più o meno impegnate. Questi paesaggi musicali, appartenenti ad un mondo che ormai non esiste più, sospesi tra atmosfere dark ed alternative-folk, adagiati su periferie post-industriali che, allora, potevano essere ancora considerate un punto d’incontro e di confronto e non solamente tossici, aridi e paranoici deserti di dipendenza, di sopraffazione, di umiliazione e di degrado, ritornano a respirare, con pulsante nostalgia, nelle otto canzoni di “Whispers In The Speech Machine”.
Un disco denso di ricordi passati, di panorami sfumati, di orizzonti avvolti dalla nebbia e dal mistero, che resta in bilico tra l’attaccamento alle proprie origini, a ciò che consideriamo la nostra naturale casa, e la voglia di evadere, di scoprire, di oltrepassare i confini che ci hanno mostrato come sicuri e di fuggire verso altri territori emotivi, artistici, individuali e collettivi, mentre i singoli brani tentano di trovare un equilibrio tra la rassicurante e morbida dimensione jangle-pop e un approccio sotterraneo, sfuggente e catartico alla musica e alla vita, che li spinge verso sonorità più trepidanti, di matrice gothic-rock ed indie-rock. Ed alla fine del viaggio la band americana si ritrova in una vera e propria casa infestata, in quella che, però, è solamente una visione, un miraggio, una malinconica reminiscenza di un luogo che non esiste più, offrendo, quindi, attraverso la propria musica, una dimora e uno spazio espressivo a quei fantasmi che, proprio come i nostri sentimenti e le nostre emozioni, sono rimasti privi di un posto e di un contesto nel quale esistere, risuonare, essere riconosciuti e mostrare sé stessi.
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